Nuova terapia per il carcinoma avanzato del fegato

La Commissione Europea ha approvato atezolizumab in combinazione con bevacizumab per il trattamento di pazienti adulti affetti da carcinoma epatocellulare (HCC) in stadio avanzato. “La novità dell’approvazione di atezolizumab in associazione a bevacizumab rappresenta una svolta importante”, dichiara il dott. Bruno Daniele, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’Ospedale del Mare di Napoli. “Come confermano i risultati dello studio IMbrave150, abbiamo per la prima volta un’alternativa terapeutica che si dimostra superiore al sorafenib da quando, nel 2008, questo farmaco è stato reso disponibile per la cura dell’epatocarcinoma. È inoltre la prima volta che l’associazione di un immunoterapico e di un antiangiogenico dimostra la sua efficacia nell’epatocarcinoma, aprendo la strada ad interessanti sviluppi futuri per il trattamento di questa neoplasia. I risultati sono associati a una qualità di vita migliore di quella dei pazienti che assumevano sorafenib. In altri termini, l’associazione di atezolizumab e bevacizumab è più efficace e meglio tollerata della terapia standard.”

“L’arrivo di atezolizumab è un salto in avanti molto importante in termini di opzioni terapeutiche per il carcinoma epatocellulare avanzato o non resecabile”, commenta il prof. Fabio Piscaglia, epatologo, direttore del Reparto di Medicina Interna del Policlinico Sant’Orsola di Bologna e Professore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche presso l’Università di Bologna. Con atezolizumab in combinazione con bevacizumab disponiamo oggi di una terapia più efficace rispetto alle precedenti, che agisce con un meccanismo d’azione completamente diverso. I benefici per i pazienti sono significativi: atezolizumab, come avviene tipicamente per i trattamenti oncologici immunoterapici, genera una risposta in una buona quota di pazienti ed in coloro che rispondono tende a mantenere più a lungo questo risultato nel tempo, rispetto alle alternative terapeutiche disponibili. Questa approvazione ci ricorda però che l’immunoterapia ha bisogno di lavorare in forma combinata. In attesa che il farmaco sia disponibile anche in Italia per l’epatocarcinoma, si stima nel 2021, possiamo segnalare che è già attivo uno studio italiano di fase III B, cioè senza randomizzazione, volto a confermare i dati di sicurezza, già molto buoni, ottenuti su una popolazione internazionale. Questa sperimentazione dà l’opportunità a un certo numero di pazienti, che rispettino i criteri di inclusione ed esclusione, di iniziare già ora quella che è considerata la miglior terapia al momento disponibile per l’epatocarcinoma. Nel nostro Centro alcuni pazienti sono già in trattamento.”

Secondo il rapporto AIOM-AIRTUM 2020 (Associazione Italiana di Oncologia Medica-Associazione Italiana Registri Tumori), presentato pochi giorni fa, nel 2020 sono attesi 13mila nuovi tumori al fegato di cui il 75-85% epatocarcinomi Da questa neoplasia sono affetti prevalentemente gli uomini (rapporto uomini-donne 2:1) e si stima che in Italia vivano attualmente circa 34mila persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore al fegato. Si tratta di un tumore ad elevata mortalità: solo il 20% dei pazienti sopravvive a 5 anni dalla diagnosi.