Non ci sono dubbi che negli ultimi anni nuovi approcci terapeutici sono stati presi in considerazione per il trattamento del mesotelioma. Tra i fattori che influenzano l’efficacia dei nuovi agenti terapeutici e rendono questo tumore così unico e letale è l’esistenza di un complesso ed alterato microambiente. La “miglior” attuale opzione terapeutica permette di allungare la sopravvivenza di solo 2.7 mesi, e si basa su uno studio pubblicato dal nostro gruppo ben 16 anni fa. Quindi, dovremmo soffermarci a riflettere sul perché non sono ancora stati raggiunti significativi passi avanti dal punto di vista terapeutico. Sulla base della nostra esperienza di ricerca è molto più accurato basarsi sullo studio della biologia del tumore, soffermandosi sullo studio della genetica, dei processi cellulari e delle funzioni che rendono peculiari questo tumore in organismi modello, in linee cellulari prelevate dal paziente o utilizzando sistemi cellulari in 3D, favorendo il nostro impatto clinico. Inoltre, utilizzare come obiettivo primario surrogati come la sopravvivenza libera da progressione di malattia non rispecchia il reale effetto clinico di nessun tipo di farmaco oncologico. Il nostro scopo dovrebbe essere quello di estendere la sopravvivenza globale di più di tre mesi per il trattamento del mesotelioma. Questo è particolarmente vero per i recenti studi sull’immunoterapia che ha mostrato un fallimento, nonostante il primario end point fosse la sopravvivenza globale ma soltanto un limitato numero di pazienti hanno potuto realmente beneficiare della terapia basata sull’utilizzo di inibitori del checkpoint immunitario.
L’approccio genetico per trattare il mesotelioma è attualmente in discussione e valutato poiché è considerato controverso dovuto al basso numero di mutazioni presenti nel mesotelioma. Noi crediamo che soltanto un più integrato ed equilibrato approccio permetterà di andare avanti e raggiungere significativi risultati clinici. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto tramite un coinvolgimento multidisciplinare di campi di studio come genetica, biochimica, e immunologia. Una migliore compressione di come lo stroma potrebbe influenzare la risposta alla terapia ha recentemente acquistato importanza, offrendo nuovi bersagli terapeutici. L’effetto del microambiente e della riprogrammazione metabolica offre uno scenario unico con potenziali e significative implicazioni terapeutiche per il mesotelioma. Altri potenziali bersagli terapeutici sono i microRNA, piccole molecole di RNA non codificante dotate di una funzione regolativa, alterata in vari tumori, compreso nel mesotelioma. Un nuovo studio clinico effettuato in collaborazione con ricercatori dell’Università di Sydney ha permesso di portare in clinica un nuovo promettente approccio terapeutico basato sui microRNA. Perciò sulla base di questi recenti studi, evidenze scientifiche stanno offrendo aspettative nuove ed inattese fino ad un anno fa. Questi incoraggianti piccoli passi sono stati effettuati senza il coinvolgimento di case farmaceutiche ma grazie alla rete di collaborazioni che stanno permettendo di trovare punti deboli di questo incurabile tumore.
Prof. Luciano Mutti, titolare della Cattedra di Oncologia Medica e Ricerca Oncologica della Facoltà di Medicina presso l’Università Salfor di Manchester