Nonostante i nuovi livelli essenziali di assistenza (LEA), si teme per gli anziani

Dopo 15 anni di attesa, vengono aggiornati gli standard minimi della salute (Livelli Essenziali di Assistenza, LEA) che lo Stato deve garantire ai cittadini, con aggiornamenti che vanno dalla fecondazione eterologa alle terapie contro l’endometriosi, dai nuovi vaccini all’adroterapia. Ma il problema, come a oggi è strutturata la sanità, dove ogni regione offre quello che può, la paura è che non tutti possano garantire economicamente questi LEA. “L’Italia – afferma Michele Conversano, presidente dell’associazione HappyAgeing, Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo – si attesta al secondo posto per popolazione più anziana al mondo: il 21,4% dei cittadini è over 65 e il 6,4% è over 80. Lo conferma l’ultimo Rapporto sull’Invecchiamento e la Salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E questo, grazie anche all’alto livello del sistema sanitario, che adesso auspichiamo metta in atto politiche e attività di prevenzione a favore di una fascia di popolazione così importante ma spesso dimenticata, come previsto nei nuovi Lea.”

“L’atteso varo dei nuovi LEA – aggiunge Marco Magheri, direttore di HappyAgeing – impone ora un ripensamento complessivo delle politiche di prevenzione e di salute per i cittadini, soprattutto anziani, da parte delle Regioni, in modo da spostare il fulcro degli investimenti in salute pubblica dalle cure per acuti verso la prevenzione e la cura dei cronici. Una Regione che trascura l’attivazione di politiche efficaci per l’assistenza primaria è una amministrazione incapace di governare. Anche Regioni presuntamene virtuose potrebbero risultare inadempienti verso i cittadini. Come HappyAgeing abbiamo attivato una vigilanza attiva sul territorio.”