Katalin Karikó, ungherese, 68 anni, e l’americano Drew Weissman, 64, sono i vincitori del premio Nobel per la Medicina. Il merito è quello di aver messo a punto il metodo mRNA, impiegato per sviluppare i vaccini contro il Covid-19. La pandemia è infatti stata il vero “banco di prova” per questa tecnica, studiata dagli anni Ottanta. In particolare, nella realizzazione del vaccino contro SARS-CoV-2, l’intuizione è stata quella di utilizzare la sequenza di RNA corrispondente a una parte del virus riconoscibile dal nostro sistema immunitario, vale a dire la proteina Spike. Il vaccino inoculato ha poi fornito le “istruzioni” per creare tale proteina – di per sé innocua – mettendo il nostro sistema immunitario nelle condizioni di riconoscerle in caso di infezione. Benché la “memoria” contro il virus sia stata limitata nel tempo anche per via delle numerose varianti e mutazioni, l’efficacia è stata sufficiente nella maggior parte dei casi a proteggere dall’infezione. A sorprendere è stata anche la rapidità con cui sono stati realizzati i vaccini, rispetto ai metodi tradizionali. “Grazie a loro (Katalin Karikó e Drew Weissman, ndr) milioni di vite sono state salvate e il mondo è tornato a riaprirsi”, si legge nella motivazione della Giuria che ha conferito il premio. “Il loro lavoro ha consentito di superare una delle peggiori minacce alla salute umana dei tempi moderni.”
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