I risultati dello studio di Fase 2b su Nirsevimab somministrato ai neonati pretermine sani hanno dimostrato una riduzione significativa del bisogno di assistenza medica e delle ospedalizzazioni dovute alle infezioni del tratto respiratorio inferiore (LRTI), principalmente bronchioliti e polmoniti, causate dall’RSV. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, dimostrano per la prima volta che un anticorpo monoclonale a dose singola può proteggere i neonati per tutta la durata della stagione epidemica dell’RSV.
“Nirsevimab ha riportato risultati entusiasmanti. Sono dati che mettono in evidenza il potenziale di questo innovativo approccio nel proteggere dall’RSV tutti i neonati grazie ad una sola iniezione a copertura dell’intera stagione epidemica autunno-invernale”, afferma il prof. Paolo Manzoni, autore dello studio, Direttore del Dipartimento Materno Infantile e della Struttura Complessa di Pediatria e Neonatologia presso l’Ospedale degli Infermi di Biella. “Nirsevimab riduce potenzialmente il numero di ricoveri ospedalieri, di interventi di pronto soccorso e di consulti medici che rappresentano un onere significativo per le famiglie e per i sistemi sanitari.”
Nirsevimab è un anticorpo monoclonale (mAb) a lunga emivita per l’immunizzazione passiva dall’RSV. In pratica, l’anticorpo protettivo viene somministrato direttamente al bambino per aiutarlo a prevenire l’RSV. Nirsevimab potrebbe costituire un nuovo standard di prevenzione offrendo una forma di immunizzazione innovativa che fornisce a tutti i bambini una protezione immediata e sostenuta per tutta la loro prima stagione di esposizione al virus, vale a dire nel momento in cui sono maggiormente a rischio di infezione o complicanze. Si stima infatti che il 90% dei bambini sia destinato ad essere esposto all’infezione da virus respiratorio sinciziale prima dei 2 anni.