
Colpisce la giunzione neuromuscolare, il punto di contatto tra nervi e muscoli. Può insorgere all’improvviso, a qualsiasi età, con una maggiore prevalenza nelle donne tra i 20 e i 30 anni e negli uomini over50. Si manifesta soprattutto con una faticabilità muscolare debilitante, quindi debolezza muscolare per sforzi anche minimi, e può culminare in crisi potenzialmente letali che richiedono ospedalizzazione e trattamento immediato. È la miastenia gravis, malattia autoimmune rara e cronica mediata da autoanticorpi specifici, che in Italia colpisce 15-20mila persone; di queste, circa l’85% soffre della forma generalizzata (gMG).
Al Congresso dell’American Association of Neuromuscolar & Electrodiagnosis AANEM 2024, Amgen ha presentato i dati dello studio di fase 3 Mint, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, che ha valutato efficacia e sicurezza di inebilizumab in pazienti adulti affetti da gMG positivi agli autoanticorpi contro il recettore dell’acetilcolina (AChR+) o contro la chinasi muscolo-specifica (MuSK+). Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario, ovvero dimostrare l’efficacia di inebilizumab nel migliorare le funzioni quotidiane dei pazienti valutate con la scala MG-ADL (myasthenia gravis activities of daily living). Alla settimana 26, inebilizumab ha dimostrato un cambiamento clinicamente significativo rispetto al basale nel punteggio MG-ADL, che misura l’impatto della malattia su attività quotidiane come respirare, parlare e deglutire. Nei pazienti trattati con inebilizumab, il punteggio è diminuito di -4,2 punti, rispetto ad una diminuzione di -2,2 punti nei pazienti trattati con placebo. La differenza di 1,9 punti tra i 2 gruppi è stata significativa dal punto di vista statistico, confermando l’efficacia di inebilizumab nel migliorare la qualità della vita dei pazienti. Mint è il primo e unico studio di fase 3 su terapia biologica che ha previsto una riduzione dei corticosteroidi: l’utilizzo di inebilizumab ha permesso ai pazienti che all’arruolamento assumevano corticosteroidi di diminuire gradualmente la dose di prednisone fino a 5 milligrammi al giorno a partire dalla 4a settimana fino alla settimana 24. Quest’ultimo è un elemento fondamentale per i pazienti, poiché l’uso prolungato di steroidi ad alte dosi contribuisce in modo significativo al carico complessivo della malattia.
“Le terapie attuali, come gli steroidi ad alto dosaggio, possono avere effetti collaterali significativi che a lungo termine compromettono la qualità della vita dei pazienti, per questo è necessario offrire trattamenti mirati che possano modificare il decorso della malattia”, dichiara il dott. Raffaele Iorio, del Dipartimento di Neuroscienze, Università Cattolica del Sacro Cuore IRCCS Policlinico A. Gemelli di Roma. “I dati emersi dallo studio Mint vanno in questa direzione e sono estremamente promettenti. Inebilizumab, anticorpo monoclonale specifico per la molecola CD19 espressa dai linfociti B, ha dimostrato una significativa efficacia nel ridurre la disabilità associata alla miastenia gravis generalizzata. Questo non solo sottolinea l’importanza dei linfociti B come bersaglio terapeutico nella gestione della patologia, ma apre la strada a nuove terapie mirate che promettono un miglior controllo della malattia rispetto ai trattamenti convenzionali, offrendo ai pazienti una speranza concreta di maggiore efficacia e potenzialmente una migliore qualità della vita.”
Lo studio Mint ha raggiunto anche gli endpoint secondari chiave. Inebilizumab ha mostrato un cambiamento statisticamente significativo e clinicamente rilevante alla settimana 26 rispetto al placebo secondo la scala MG-ADL sia nel sottotipo AChR+ che MuSK+. Inoltre, i risultati complessivi sulla sicurezza durante il periodo dello studio controllato con placebo si sono dimostrati coerenti con il profilo di sicurezza noto di inebilizumab.