Secondo alcuni ricercatori della Harvard Medical School di Boston, marijuana e/o cocaina sono associate a una peggiore sopravvivenza nei pazienti che hanno avuto un infarto miocardico in età giovanile. E questo nonostante i soggetti che facevano abuso di droghe presentassero un minor livello dei fattori di rischio solitamente associati alle coronaropatie, come ad esempio una minore frequenza di diabete ed dislipidemie. “I cardiologi dunque hanno l’opportunità di migliorare gli esiti di questi pazienti trattandoli più aggressivamente e controllando tutti i potenziali fattori di rischio aggiuntivi, e non soltanto limitandosi a dare consigli sull’abuso di droghe”, dichiara la prof.ssa Ersilia DeFilippis, coordinatrice dello studio. Quando un soggetto al di sotto dei 50 anni si presenta con un infarto, il medico dovrebbe valutare il potenziale di abuso di droghe. Ciò non soltanto consente al team assistenziale di stratificare questi pazienti, ma fornisce anche un’opportunità per l’educazione del paziente e l’implementazione di interventi che potrebbero ridurre questi rischi. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Journal of the American College of Cardiology.
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