Cappato: “Chiediamo che i dati dell’epidemia siano resi accessibili a tutti, e non solo all’Accademia dei Lincei”

“Conoscere i dati è fondamentale per il buon funzionamento di un Paese, a maggior ragione in una situazione di emergenza. Non sapere cosa sta accendo realmente ci fa prendere decisioni tardive e approssimative. E questo ha impatto non solo per i pazienti COVID, ma per tutte le altre persone che soffrono di altre malattie, primi fra tutti i pazienti oncologici: basti pensare che il 25% dei malati di cancro muore se contrae il virus.”

Torna a richiamare l’attenzione sull’emergenza della prevenzione e dei pazienti oncologici il prof. Ruggero de Maria, professore di Patologia Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Presidente di Alleanza Contro il Cancro, l’associazione di tutti gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico che operano nel settore oncologico, durante un webinar organizzato dall’Associazione Luca Coscioni.

“Il problema grave è quello degli screening oncologici perché l’Italia non investe in prevenzione. Abbiamo mammografi stravecchi e liste di attesa lunghissime. Nei primi 5 mesi di COVID sono stati effettuati 1milione e 400mila esami di screening in meno rispetto al 2019. Non sono stati diagnosticati oltre 2mila tumori alla mammella. Gli interventi chirurgici non urgenti sono stati ritardati del 64%. Un prezzo altissimo se pensiamo che posticipare di 1 mese le cure oncologiche porta a un rischio di morte più alto del 13%. Per non parlare della ricerca, le cui attività sono state ridotte del 93%; il restante 7% è dedicato alla ricerca sul COVID. Ma cosa si può fare adesso? La priorità assoluta è riattivare gli screening oncologici. Occorre poi potenziare la telemedicina, il monitoraggio dei pazienti oncologici a domicilio, e le attività di chirurgia del 20-30% per recuperare i ritardi accumulati. È necessario aumentare i posti di semi intensiva, di cui i pazienti oncologici spesso hanno bisogno, ma se sono tutte occupate da pazienti COVID è impossibile arrivarci. Occorre infine investire nell’ammodernamento di attrezzature per la prevenzione.”

Predisporre subito il nuovo Piano Sanitario Nazionale (scaduto da 12 anni) dove è necessario formalizzare le percentuali di spesa per settori ospedaliero, distrettuale e di prevenzione è una delle proposte che l’Associazione Luca Coscioni ha formulato insieme ad esperti – in questo caso, Marcello Crivellini, professore universitario di Analisi e Organizzazione di Sistemi Sanitari e Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni – per fronteggiare la crisi pandemica che stiamo vivendo. “Anche per far fronte a questa emergenza nell’emergenza è necessario disporre di tutti i dati sull’andamento della pandemia, a beneficio soprattutto della comunità scientifica”, dichiara Cappato, Tesoriere dell’Associazione. “La settimana scorsa il Presidente del Consiglio Conte aveva pubblicamente assicurato che i dati sarebbero stati messi a disposizione della comunità scientifica. Apprendiamo invece che L’ISS ha stipulato un accordo in base al quale fornirà i dati (quali?) esclusivamente all’Accademia dei Lincei. Non si comprende perché escludere altri accademici, Università e centri di ricerca. Chiediamo dunque che tutti i dati siano resi accessibili a tutti, in formato aperto e disaggregati. È inoltre indispensabile che siano realizzate indagini statistiche ricorrenti con poche migliaia di test rapidi su un campione rappresentativo della popolazione. Questa è l’unica maniera per avere una fotografia affidabile di come si sta comportando l’epidemia nel nostro Paese senza aspettare i dati che arrivano in ritardo dalle Regioni. Una proposta fatta 8 mesi fa insieme a due ex Presidenti dell’ISTAT, Giorgio Alleva e Alberto Zuliani, e che come Associazione Luca Coscioni abbiamo inviato nuovamente al Presidente del Consiglio Conte e ai Ministri Speranza e Azzolina.”