
“Il Fascicolo Sanitario Elettronico è stato attivato dalle Regioni italiane ma con software differenti, molti dei quali non dialogano tra di loro. Questo determina che non ci sia un database comune: ciò significa, ad esempio, che alcuni dati contenuti in un Fascicolo sanitario della Lombardia poi non possano essere letti nel Lazio. Il Fascicolo sanitario elettronico dovrebbe invece servire per consentire ad un cittadino lombardo che, ad esempio, si trova in Sicilia e che ha un problema di salute, di poter accedere al suo Fascicolo sanitario, proprio per vedere quali patologie abbia, le allergie, i trattamenti a cui si è sottoposto, le sue analisi e e per essere preso in carico nel migliore dei modi”, spiega Antonio Magi, presidente Ordine dei Medici di Roma. “Il Fascicolo sanitario elettronico è dunque uno strumento utilissimo ma deve poter essere consultato in qualsiasi parte d’Italia. E poi, ma non è un problema secondario, alcune Regioni lo hanno solamente messo su carta ma in realtà si tratta di una scatola vuota, ovvero esiste ma non contiene alcun dato. Bisogna, una volta per tutte, mettere d’accordo tutte le Regioni almeno su alcuni punti essenziali o centralizzare il software di gestione del Fascicolo Sanitario Elettronico. Oppure creare un software per fare in modo che i vari fascicoli sanitari possano dialogare e, quindi, avere tutti i dati dei pazienti a disposizione. Fino a quando non faremo questo – conclude – il Fascicolo Sanitario rimarrà zoppo, non avrà la funzione che dovrebbe avere.”