Lupus, attenzione ai reni

Il lupus eritematoso sistemico induce una serie di alterazioni che possono interessare diversi apparati, con frequente coinvolgimento dei reni che sono fondamentali per il benessere dell’organismo. Circa il 40% dei pazienti con LES è destinato a sviluppare una patologia renale (glomerulonefrite) entro 2 anni dalla diagnosi di LES. In Italia, e non solo, oggi, è possibile agire espressamente su questa condizione con una medicina di precisione: belimumab è un anticorpo monoclonale somministrabile sia per via endovenosa che sottocutanea, i cui dati clinici denotano un elevato profilo di efficacia e sicurezza e che lo specialista può impiegare in base alle caratteristiche e alle necessità del paziente. Oltre a essere stato il primo farmaco disponibile per il LES, Belimumab rappresenta oggi anche il primo monoclonale che può essere somministrato in caso di nefrite lupica.

Belimumab appartiene a una nuova classe di farmaci, gli inibitori BLyS-specifici; viene somministrato attraverso infusione endovenosa lenta o mediante formulazione sottocute. La nuova indicazione al trattamento con belimumab per la nefrite lupica si basa sui risultati dello studio BLISS-LN, Efficacy and Safety of Belimumab in Adult Patients with Active Lupus Nephritis. Il trial clinico, il più lungo e ampio studio di fase III sulla nefrite lupica attiva, ha coinvolto 448 pazienti adulti e ha evidenziato come, nell’arco di 2 anni, belimumab aggiunto alla terapia standard abbia aumentato i tassi di risposta renale positiva alle terapie contribuendo a prevenire il peggioramento della malattia renale nei pazienti con nefrite lupica attiva rispetto alla sola terapia standard.

“La glomerulonefrite lupica è la forma più diffusa e grave dell’interessamento renale della patologia, presente in oltre 40% dei pazienti”, dichiara Stefano Bianchi, presidente Società Italiana di Nefrologia SIN. “Nella metà di loro può avere conseguenze gravi ed essere causa di insufficienza renale, con possibile evoluzione verso la dialisi o addirittura il trapianto. Riconoscere prima possibile questa condizione è fondamentale per giungere a trattamenti mirati nefroprotettivi, nell’interesse del paziente.”

Come se non bastasse, questa condizione è spesso silente da un punto di vista soggettivo, e deve pertanto sempre essere ricercata, fin dal momento della diagnosi di LES: “Per questo è necessario che reumatologo e nefrologo gestiscano assieme il paziente con LES e che questa presa in carico avvenga per quanto possibile in centri di eccellenza, che seguono numerosi pazienti ed hanno esperienza e conoscenza per gestire al meglio le opportunità di cura e l’accesso all’innovazione, rappresentata da farmaci come belimumab”, afferma Gian Domenico Sebastiani, presidente Società Italiana di Reumatologia SIR, direttore Unità Operativa Complessa Reumatologia presso Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini. “La disponibilità dei farmaci biologici per il trattamento del lupus e in particolare per la nefrite lupica, rende ancor più fondamentale la gestione e la presa in carico multidisciplinare per i pazienti, che hanno diritto ad un inquadramento precoce della patologia e ad una diagnosi precisa del coinvolgimento dell’organismo per poi poter avere il trattamento più appropriato”, dichiara Rosa Pelissero, presidente del Gruppo LES. “Questa è una richiesta fondamentale che i malati di lupus e le loro famiglie pongono alle Istituzioni sanitarie e scientifiche: il trattamento presso centri di eccellenza, in cui reumatologo e nefrologo lavorano insieme e con altri specialisti, rappresenta la modalità più efficace per una gestione ottimale della patologia.”