
Tra i sintomi caratteristici del Covid-19, la perdita di olfatto e del gusto è stato oggetto di uno studio dei ricercatori delle Università di Trieste e Bari. Dai risultati, emerge che metà dei pazienti con percezione alterata del gusto a lungo termine auto-riferita in seguito a Covid-19 ha una normale funzione gustativa, se valutata con test psicofisici convalidati. In particolare, gli studiosi hanno eseguito una valutazione psicofisica in 105 adulti italiani, a distanza media dall’esordio della malattia di 226 giorni. Il 98,1% dei partecipanti aveva avuto Covid-19 lievemente sintomatico senza evidenze di polmonite; quasi tutti i pazienti (94,3%) avevano auto-riferito un danno olfattivo associato. Il punteggio attribuito sulla base di un test specifico ha però evidenziato che la prevalenza dell’ipogeusia – vale a dire della perdita del gusto – era del 41,9%, e scendeva al 28,6% quando si adeguava all’età. Solo 3 pazienti su 105 (2,9%) presentavano inoltre ipogeusia ed erano normosmici – ovvero con olfatto normale – alla valutazione psicofisica. “Lo studio fa emergere una sovrastima della compromissione del gusto auto-riferita e supporta l’uso di test psicofisici convalidati per stimare il carico della disfunzione sensoriale nelle persone con Covid-19 a lungo termine”, concludono i ricercatori. “Mentre l’allenamento olfattivo può aiutare un gruppo di pazienti, potrebbero essere necessarie strategie aggiuntive per quelli con compromissione gustativa.”
Lo studio, condotto dall’Università di Trieste e dall’Ateneo di Bari e coordinato dal dott. Paolo Boscolo-Rizzo, è stato pubblicato su JAMA Otolaryngology-Head & Neck Surgery.