L’ictus cerebrale non è soltanto una malattia dell’anziano, come comunemente si crede. I dati parlano chiaro: l’incidenza dell’Ictus nei giovani cresce di anno in anno: sono circa 10.000 i casi che infatti riguardano annualmente soggetti di età inferiore ai 54 anni. Lo dimostra uno studio, pubblicato da Neurology, secondo il quale negli ultimi 20 anni la percentuale di persone tra i 20 ed i 54 anni colpite da questa patologia ha subito un incremento dal 13% al 19%. L’ictus giovanile è la malattia neurologica più frequente dopo il trauma cranico; ad alcuni fattori di rischio “tradizionali” come ipertensione, fumo ed aumento del colesterolo, ne va aggiunto uno nuovo, l’uso di droghe, dalle anfetamine alla cocaina, aumentato di 10 volte dal 1994 al 2005. “A bordo dell’Amerigo Vespucci, i ragazzi della sezione grafica e comunicazione dell’Istituto Fossati-Da Passano della Spezia, formati nel corso del progetto pilota, presenteranno delle documentazioni video e grafiche da loro create per spiegare la sintomatologia dell’ictus, conosciuta solo dal 44% della popolazione, e per sottolineare quanto sia importante riconoscerla rapidamente”, afferma Nicoletta Reale, neo Presidente di A.L.I.Ce. Italia Onlus. “Grande attenzione sarà posta anche all’alimentazione, con un ricettario di piatti salutari (le ‘Ricette di ALICe’) realizzate dai ragazzi dell’Istituto Alberghiero G. Casini della Spezia utili a suggerire l’importanza di condurre uno stile di vita corretto sin da ragazzi”. “I giovani utenti devono essere sensibilizzati e formati – continua Reale – perché possano diffondere facilmente informazioni per loro interessanti, raccontandole a parenti e amici, e, grazie a comportamenti corretti, possono tenere sotto controllo i principali fattori di rischio. Deve infatti essere noto che prevenire l’ictus cerebrale è possibile nell’80% dei casi. È bene sapere, fin da giovani quindi, che dieta e attività fisica contribuiscono a migliorare i dati allarmanti sulla patologia, che rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la terza nei paesi industrializzati.”
“La partecipazione attiva al Progetto dei neo infermieri e dei medici di medicina generale in formazione, iscritti al Corso Regionale triennale – ribadisce il dott. Gian Pietro Montanari – per noi rappresenta un grande risultato nell’ottica di una sanità veramente orientata all’utente, in cui tutte le componenti professionali e non possono essere in grado di interagire tra loro e rendere così, con la partecipazione attiva di tutte le componenti, il servizio sanitario efficace ed efficiente razionalizzandone i costi”.