Legumi. Salutari ma ancora poco utilizzati, studio Arianna (Iss): “Meno della metà ne assume 2-3 porzioni a settimana”

I legumi rappresentano una buona fonte di proteine di origine vegetale e sono ricchi di micronutrienti, in particolare vitamine del gruppo B, ferro e zinco, e di fibra. Riducono il rischio di malattie cronico-degenerative, come malattie cardiovascolari, obesità, diabete, alcune tipologie di cancro e sono un alimento alla base della dieta mediterranea. Ma ciò non significa che consumarli una tantum possa assolvere a tutte queste funzioni: analogamente al pesce azzurro, ricco di omega 3 ma che mangiato 1 volta all’anno non contribuisce a diminuire colesterolo o trigliceridi, il consumo di questi alimenti deve essere frequente, almeno 2-3 volte a settimana perché si possano raggiungere determinati obiettivi. Ebbene anche i legumi sarebbero oggi poco utilizzati. Dal progetto dell’Istituto Superiore di Sanità Aderenza alla Dieta Mediterranea in Italia ARIANNA, condotto su un campione totale di 3.732 persone, risulta che meno della metà dei partecipanti rispetta la frequenza di consumo raccomandata dalle Linee Guida per una Sana Alimentazione, di 2-3 porzioni di legumi a settimana.

“Nonostante i numerosi benefici riconosciuti ai legumi, a livello mondiale si registrano bassi dati di consumo”, dichiara Erica Cardamone, ricercatrice presso il Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Iss. “Il consumo annuo globale di legumi è in media di 7,77 Kg pro capite; il consumo più elevato si registra in Africa (11,46 Kg pro capite) e il più basso in Europa (2,97 Kg pro capite).

Nell’ambito del progetto dell’Iss, condotto con l’obiettivo di valutare l’aderenza alla dieta mediterranea nella popolazione Italiana, le prime analisi effettuate sui consumi dei singoli gruppi alimentari hanno rivelato che il 62,76% dei partecipanti allo studio ha dichiarato di consumare 2 o più porzioni di legumi a settimana. “Analisi più approfondite condotte su un sottocampione hanno però evidenziato che meno della metà dei partecipanti rispettava la frequenza di consumo raccomandata dalle Linee Guida per una Sana Alimentazione (2-3 porzioni di legumi a settimana)”, afferma ancora Cardamone. “Sempre in ARIANNA è stato osservato che i partecipanti di sesso maschile, e le persone con un’età superiore ai 40 anni e quelli con un reddito annuo superiore a 50mila euro presentavano probabilità più basse di rispettare la frequenza di consumo raccomandata.”

CONSUMI PIÙ ELEVATI AL SUD E TRA GLI SPORTIVI

Al contempo, i dati di ARIANNA indicano che, nelle Regioni del Sud Italia e tra i partecipanti fisicamente più attivi, la probabilità di rispettare tale raccomandazione è invece più alta. “Sempre nel nostro Paese, i dati raccolti su un campione rappresentativo della popolazione nell’ambito dello Studio sui Consumi Alimentari in Italia (IV SCAI), condotto dal Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, indicano che il consumo medio giornaliero di legumi è 9 g al giorno”, continua Cardamone. “È emerso che solo il 31% del campione totale consuma questi alimenti.” Una proporzione simile è stata rilevata nella fascia dei bambini e degli anziani, mentre valori inferiori sono stati osservati tra gli adolescenti (25%) e gli adulti (29%). “Da un punto di vista nutrizionale, i legumi Cardamone rappresentano una buona fonte di proteine di origine vegetale e sono ricchi di micronutrienti, in particolare vitamine del gruppo B, ferro e zinco, e di fibra. Ciò li rende importanti componenti di una dieta sana in grado di ridurre il rischio di malattie cronico degenerative, come malattie cardiovascolari, obesità, diabete, alcune tipologie di cancro. L’elevato valore nutrizionale, unito al costo contenuto, fa dei legumi un alimento ottimale anche in termini di sostenibilità economica. I legumi infatti – afferma ancora Cardamone – rappresentano un alimento alla base della dieta mediterranea, in cui figurano come ingredienti principali di varie ricette tipiche, semplici nutrienti ed economiche (ad esempio pasta e fagioli, risi e bisi).”

PIÙ LEGUMI, MENO CARNE

“Alla luce del quadro appena descritto, risulta necessario che tutti gli attori coinvolti nei settori della Ricerca e della Sanità colgano occasioni come quella della giornata mondiale per sensibilizzare tutti sull’importanza di aumentare il consumo di legumi, riducendo quello delle fonti proteiche di origine animale”, dichiara Cardamone. “Promuovere una dieta sempre più vegetale rappresenta un passo essenziale per tutelare la salute dell’uomo e del pianeta.” I legumi, spiegano i ricercatori, hanno infatti la capacità di migliorare la fertilità dei terreni e di contribuire a fissare l’azoto atmosferico, consentendo di ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici. Questo, oltre al basso impiego di risorse idriche per la loro coltivazione e alle ridotte emissioni di gas serra, ne fa alimenti a basso impatto ambientale.