La dieta nell’insufficienza renale cronica

La dieta per l’insufficienza renale è strettamente legata alla condizione specifica e al livello di insufficienza. Poiché i fabbisogni del malato vengono costantemente modificati dal progresso patologico, anche il regime alimentare somministrato dovrà essere modificato di conseguenza. In caso di dialisi, è opportuno tenere in considerazione che tale procedimento favorisce l’eliminazione di molti composti idrosolubili (come le vitamine), pertanto, sarebbe opportuno provvedere periodicamente all’ottemperamento dei fabbisogni specifici.

Nell’insufficienza renale cronica, la dieta deve mirare, almeno nelle fasi iniziali, alla diminuzione del peso corporeo. Per questo l’apporto lipidico dev’essere moderato e in prevalenza costituito da acidi grassi polinsaturi; in merito alle proteine, meglio garantirne un apporto moderato e di buon valore biologico, e solo in caso di perdite proteiche urinarie raggiungere 1,4g/kg di peso corporeo. È opportuno limitare significativamente l’introito di alcuni oligoelementi quali sodio, potassio e fosforo e parallelamente supplementare il regime dietetico con calcio, ferro, acido folico e piridossina mediante l’utilizzo di integratori alimentari.

Il sale da cucina deve essere totalmente eliminato a prescindere dalla gravità dell’insufficienza e con esso tutti gli alimenti che lo contengono. Al contrario, l’apporto proteico deve essere valutato esclusivamente in base alle perdite urinarie delle proteine plasmatiche. Infatti, per quanto i prodotti catabolici degli amminoacidi possano danneggiare un sistema già compromesso, la carenza proteica significativa inciderebbe maggiormente – e in maniera decisiva – sullo stato di salute del malato con la manifestazione di: edemi, anemia, ipoalbuminemia, carenza tissutale ecc. Potrebbe essere necessario fare uso di alimenti farmaceutici ipoproteici (per limitare il peggioramento del bilancio azotato) e valutare l’integrazione con modeste quantità di amminoacidi essenziali.

È altresì opportuno limitare drasticamente, e in alcuni casi abolire, l’utilizzo di alimenti contenenti elevate quantità di potassio (legumi, funghi, frutta secca, banane, succhi di frutta conservati) e di fosforo (latte, formaggi, insaccati, carni e pesci conservati). Questo genere di alimentazione è da considerarsi una vera e propria terapia di nutrizione clinica, pertanto, le grammature devono essere rispettate con estrema precisione anche nel lungo termine, al fine di limitare gli eccessi e garantire un apporto energetico sufficiente al miglior mantenimento dello stato di salute.

LE CARATTERISTICHE PRONCIPALI DELLA DIETA

Per la preparazione dei primi piatti si utilizzano alimenti comuni come pasta di semola, riso e semolino; per i secondi piatti alimenti comuni come carne, pesce, formaggi, ecc. con grammature rigorosamente controllata e pesate a crudo. Il brodo deve essere vegetale e il sale va eliminato solo se specificato dal medico. Per controllare l’apporto proteico sono previsti i prodotti dietetici speciali “aproteici”: pane aproteico per il pranzo e la cena e biscotti aproteici per la colazione. Data l’importanza del contenuto proteico è importante pesare sempre carne e pesce a crudo, al netto degli scarti. Frequenze settimanali, come da schema dietetico su 14pasti: pesce 2-3 volte/settimana; Carne bianca 2-3 volte/settimana; Carne rossa 2-3 volte/settimana; Formaggi 2 volte/settimana.