In Italia, per scelta politica più che scientifica, niente mascherine all’aperto. Preoccupazione per la variante Delta

Da oggi in Italia è consentito circolare senza mascherina, almeno all’aperto. Ma le raccomandazioni sono precise: niente assembramenti, osservare il distanziamento e utilizzare la mascherina al chiuso. Bene. Insomma un primo assaggio di normalità dopo circa 18 mesi di mascherine. Il dibattito sul tema sembra però essersi soffermato più su considerazioni politiche che scientifiche. Praticamente da tutto il resto del mondo, arrivano infatti notizie che è difficile non definire allarmanti riguardo a nuove diffusioni di contagi, in particolare a causa della variante Delta.

Le nuove ondate hanno in particolare spinto la ricerca a indagare il perché la variante Delta sembri diffondersi molto più velocemente delle altre, se effettivamente sia più pericolosa e in che modo il suo modello di mutazioni, che determina sottili cambiamenti nelle sue proteine, possano provocare danni. Ciò che sembra chiaro fin qui è la rilevanza della mutazione P681R. Questa comporta una modifica in un amminoacido in posizione prossima al sito di scissione della furina, dove un enzima umano “taglia” la proteina, passaggio che si ipotizza possa consentire al virus di aggredire più efficacemente le nostre cellule, rendendo il virus potenzialmente più trasmissibile. Si teme inoltre che altre mutazioni della variante Delta possano comportare un maggior contrasto all’immunità.

Sebbene i dati di giugno non siano ancora consolidati, dalle prime segnalazioni di sequenziamenti eseguiti, si rileva un aumento, in percentuale, dei casi di variante Kappa e Delta, la cosiddetta “indiana” e un suo sottotipo, che passano dal 4,2% del mese di maggio al 16,8% del mese di giugno (dati elaborati al 21 del mese).