L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidità nel mondo, la seconda di demenza e la terza di mortalità nei Paesi occidentali. Nel nostro Paese, dove ogni anno si registrano almeno 100mila nuovi ricoveri dovuti all’ictus cerebrale, circa un terzo delle persone colpite non sopravvive a un anno dall’evento, mentre un altro terzo sopravvive con una significativa invalidità. Pertanto, il numero di persone che attualmente vivono in Italia con gli esiti invalidanti di un ictus ha raggiunto la cifra record di quasi 1 milione. I dati emergono dal “Rapporto sull’Ictus in Italia – Una fotografia su Prevenzione, Percorsi di Cura e Prospettive”, che offre per la prima volta una descrizione completa della patologia nel nostro Paese. Il Rapporto, realizzato grazie alle componenti dell’Osservatorio Ictus Italia, è stato recentemente presentato presso la sala “Nilde Iotti” della Camera dei Deputati.
Dal documento emerge una disparità regionale nell’adozione dei Percorsi Diagnostici, Terapeutici e Assistenziali (PDTA), ovvero di quegli interventi complessi mirati alla condivisione dei processi decisionali e dell’organizzazione dell’assistenza per un gruppo specifico di pazienti durante un periodo di tempo ben definito. In tal senso l’Osservatorio Ictus Italia evidenzia, in linea con i dati del Rapporto di Cittadinanzattiva 2017 su “Ictus, Le Cure in Italia”, come ancora non tutte le Regioni italiane abbiano prodotto un PDTA formale: il Friuli-Venezia Giulia risulta essere la realtà che ha elaborato percorsi più completi; seguono con modalità differenti, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio. Mentre indietro appaiono Sicilia, Sardegna e Molise.
Questa disparità fra le Regioni del nord e del sud viene confermata nel Rapporto anche dai dati relativi all’adozione dei PDTA nella fase post-acuta dell’ictus, cioè dalla presenza o meno di percorsi per la presa in carico e la cura di pazienti cronici con disabilità (riabilitazione, lungodegenza e cure palliative).