Continua a calare nel 2017 il numero dei donatori di sangue in Italia, dopo aver già toccato lo scorso anno il record negativo dal 2009. Lo certificano i dati raccolti dal Centro Nazionale Sangue e presentati a Roma nella sede del Senato insieme a una campagna di sensibilizzazione realizzata con il CIVIS Coordinamento delle Associazioni di Volontari del Dono del Sangue in previsione del World Blood Donor Day, che l’OMS celebra il 14 giugno. Secondo le cifre, i donatori lo scorso anno sono stati poco più di 1 milione e 680mila, in calo di 8mila unità rispetto al 2016, di cui 304mila nuovi; il calo continua dal 2012, anno “di picco” con quasi 1 milione e 740mila donatori registrati. Il 31% sono donne, e le fascia di età in cui sono più numerosi sono quella 46-55 anni (29% del totale) e quella tra 36 e 45anni (26%). Il 13% ha tra 18 e 25 anni. Nel 2017 sono state effettuate oltre 3 milioni di donazioni (3.006.726 per la precisione), 30mila in meno rispetto all’anno precedente.
Attraverso le donazioni in aferesi è stato possibile invece raccogliere quasi 830mila chili di plasma, indispensabile per la produzione di una serie di farmaci salvavita, con un aumento dell’1,8% rispetto al 2016. Grazie al sistema sangue italiano, che si basa totalmente sulla donazione volontaria e non remunerata, sono state effettuate oltre 637mila trasfusioni, per interventi chirurgici o terapie di malattie come la talassemia. Le trasfusioni di globuli rossi sono in leggero calo grazie anche alle tecniche di Patient Blood Management, fortemente supportate dal Ministero della Salute, anche con provvedimenti normativi, in grado di ottimizzare l’utilizzo delle unità di sangue e migliorare i risultati in termini di salute per i cittadini.
“Per quanto riguarda il sangue, l’Italia è autosufficiente, grazie alla compensazione tra Regioni”, dichiara il Direttore del CNS, Giancarlo Maria Liumbruno. “Viviamo in una situazione di sostanziale equilibrio, ma in alcune Regioni periodicamente è necessario ricorrere al sistema della compensazione. È importante che tutte le Regioni cerchino di contribuire il più possibile al sistema di compensazione nazionale e che garantiscano una organizzazione della rete regionale di medicina trasfusionale tale da mantenere costanti i livelli di raccolta di plasma e sangue anche durante i primi mesi dell’anno o quelli estivi e conseguire gli obiettivi di raccolta del plasma e del sangue contenuti nel programma nazionale di autosufficienza, che dalle Regioni è stato condiviso. Anche sulla raccolta del plasma, per cui non siamo autosufficienti, occorre uno sforzo organizzativo delle istituzioni regionali per garantire questa risorsa strategica. Lo sforzo organizzativo dovrebbe avere anche il fine di reperire le risorse necessarie ad ampliare gli orari e i giorni di apertura delle strutture trasfusionali, in modo da favorire con la massima flessibilità l’accesso dei donatori di plasma e sangue.”