“Riconoscere la Cardiologia Riabilitativa come branca specifica della Cardiologia”

“Riconoscere la Cardiologia Riabilitativa come branca specifica della Cardiologia.” È l’appello dell’Associazione Italiana per la Prevenzione e Riabilitazione Cardiovascolare ITACARE-P alla Politica e ai decisori istituzionali. Attualmente, spiegano, questa specifica branca della Cardiologia è inserita nel “calderone” delle attività riabilitative, come ribadito in occasione del convegno Prevenzione e Riabilitazione per la Salute Cardiovascolare, recentemente svoltosi presso il Senato della Repubblica e che ha visto a confronto politici, tecnici e clinici. “Talvolta la soluzione più semplice ed efficace per risolvere un problema è a portata di mano, venendo tuttavia inspiegabilmente trascurata”, dichiara Marco Ambrosetti, presidente ITACARE-P. “A questa dinamica sembra non sfuggire neppure l’ambito della cura della persona con malattia cardiovascolare, soprattutto in fase post-acuta e cronica, tra i cui bisogni principali spiccano il raggiungimento e il mantenimento di una stabilità clinica; la riduzione del rischio di incorrere in eventi successivi; il recupero della capacità funzionale globale; la ripresa lavorativa; l’adozione di uno stile di vita salutare; il supporto psicologico e sociale […]. Nei fatti, a questo percorso però accede ancora una minima parte dei pazienti cardiopatici in Italia, a causa di molteplici barriere non solo individuali ma anche di sistema. Per questo motivo – continua – sono necessarie azioni volte ad aumentare non solo l’attenzione del decisore ma anche la sensibilità della popolazione generale verso questa possibilità di cura.”

Secondo l’Associazione, sono 4 le strategie necessarie a migliorare la salute cardiovascolare della popolazione, riassumibili nell’invito a controllare maggiormente i fattori cardiometabolici; adeguare lo stile di vita; prestare maggiore attenzione agli aspetti psicosociali; aumentare la cultura della riabilitazione e della teleriabilitazione: “Per attuarle è necessario un maggiore riconoscimento della Cardiologia Riabilitativa e del Cardiologo riabilitatore come branca e figura ben definite della Cardiologia, a pari dignità di altre spesso ‘di maggiore fama’, come la Cardiologia Interventistica o Aritmologica”, dichiara Ambrosetti. “Tutto ciò non appare scontato perché nel nostro Paese – e per chi opera in questo contesto è una vera criticità – la Cardiologia Riabilitativa a livello ministeriale, o comunque del pubblico decisore, non esiste, essendo inserita nel contenitore delle attività riabilitative a codice 56, insieme a quelle neurologiche, ortopediche, pneumologiche, etc.”, continua. “Dal punto di vista scientifico e operativo questo è un grande limite perché non riconosce abbastanza che riabilitare un paziente con patologia cardiovascolare acuta e cronica richiede percorsi e professionalità specifiche.”