Le patologie cardiovascolari, responsabili del 44% di tutti i decessi, continuano a rappresentare la principale causa di morte in Italia e incidono sulla qualità della vita, con notevoli costi economici per la società. I dati di una recente indagine di IQVIA confermano che l’ipercolesterolemia si attesta nella top 3 – dopo ipertensione e artrite/reumatismi – delle patologie più note tra gli italiani over65 e il 40% riferisce di averne esperienza in famiglia.
A ribadire l’importanza cruciale di un buon controllo del colesterolo, in ottica di prevenzione cardiovascolare, sono anche gli esperti dell’American Heart Association, recentemente riuniti a Chicago in occasione del Congresso annuale: il colesterolo alto a qualsiasi età aumenta il rischio cardiovascolare in modo significativo. Ecco perché è così importante che le persone seguano uno stile di vita sano per il cuore e mantengano livelli di colesterolo adeguati. Un ruolo chiave è riconosciuto anche allo screening e al monitoraggio costante dei parametri del colesterolo.
Secondo le più recenti linee guida internazionali ESC/EAS 2016, il primo passo per la gestione delle dislipidemie – tra i principali fattori di rischio cardiovascolare – è rappresentato dalla prevenzione primaria attraverso un approccio non farmacologico che, agendo sui fattori modificabili, può consentire di prevenire fino all’80% delle malattie cardiovascolari. “Le cause delle patologie cardiovascolari sono numerose, per lo più modificabili e legate a stili di vita come il fumo, la mancanza di attività fisica e le abitudini alimentari scorrette, ma anche la pressione sanguigna, il diabete di tipo 2 e la dislipidemia”, spiega Alberico Catapano, professore ordinario di farmacologia presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università di Milano. “Oggi le strategie di prevenzione primaria hanno un ruolo chiave nella gestione del rischio cardiovascolare. Per questo motivo agire d’anticipo è fondamentale.”
“Livelli alti di colesterolo, in genere, non causano alcun sintomo e spesso la persona non sa di avere i parametri fuori dagli standard ottimali ed essere più esposta al rischio cardiovascolare”, aggiunge Matteo Pirro, Direttore S.C. Medicina Interna dell’Università degli Studi di Perugia. “In questo scenario, poter disporre di strumenti di misurazione di facile utilizzo può fare la differenza, consentendo di monitorare in modo costante i propri valori e favorendo, laddove necessario, l’adozione di interventi correttivi, che possono includere, accanto a stili di vita e dieta, anche l’impiego di un integratore alimentare, su consiglio e sotto il controllo del proprio medico.”