Alzheimer e Neuroscienze: “Una priorità per il Paese”

Le malattie neurodegenerative, e in particolare la malattia di Alzheimer, rappresentano una delle più grandi sfide in ambito sanitario e medico in un Paese come l’Italia, il secondo più longevo al mondo, e si qualificano come un vero e proprio problema di salute pubblica, in crescita esponenziale, con un forte impatto per il sistema sanitario, sociale ed economico nazionale. Con queste premesse, si è tenuto nei giorni scorsi presso Palazzo Montecitorio a Roma – su iniziativa dell’on. Annarita Patriarca, co-promotrice dell’Intergruppo Parlamentare per le Neuroscienze e l’Alzheimer – il convegno Alzheimer e Neuroscienze: una Priorità per il Paese. L’evento, organizzato con il supporto non condizionato di Eli Lilly, Biogen e Roche, e con la partecipazione di Amylyx ed Eisai, ha ottenuto il patrocinio dell’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la salute e la prevenzione.

In Italia, si stimano oggi circa 1,2milioni casi di demenza, con un aumento di quasi 150mila diagnosi ogni anno e con un tasso di crescita destinato a crescere significativamente a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Inoltre, la malattia di Alzheimer, che conta 700mila casi in Italia, si attesta come terza causa di morte tra gli over65 in Europa occidentale a seguito di complicanze legate allo sviluppo della malattia e una delle principali cause di disabilità nella popolazione over60 a livello mondiale. Da un punto di vista economico, in Italia i costi legati alla malattia di Alzheimer sono stimati in 15,6miliardi di euro, l’80% dei quali sostenuti direttamente dalle famiglie dei pazienti. Simili dati – ribadiscono gli esperti – impongono di promuovere con urgenza una forte sinergia tra clinici, pazienti, istituzioni e industria, favorendo una migliore presa in carico del paziente, a partire dalla diagnosi precoce della malattia, seguita da un approccio personalizzato e il rafforzamento di una rete integrata di assistenza sanitaria presente sul territorio, che faciliti l’accesso alle prestazioni, alla continuità assistenziale, e allo sviluppo di percorsi clinici e di ricerca comuni.

“L’Intergruppo Parlamentare per le Neuroscienze e l’Alzheimer è nato dal riconoscimento della presenza di necessità non soddisfatte di pazienti e familiari che si trovano ad affrontare una malattia neurodegenerativa”, afferma l’on. Annarita Patriarca. “È fondamentale che avvenga una forte presa di coscienza da parte delle Istituzioni circa la necessità di considerare queste patologie come un problema primario di sanità pubblica, affrontando i temi più critici in modo strutturale. Ci concentreremo quindi sull’interlocuzione con le istituzioni nazionali e regionali, il mondo accademico e scientifico, al fine di promuovere soluzioni normative e regolatorie per garantire una diagnosi precoce e accurata, un’assistenza efficace e integrata dei pazienti affetti da Alzheimer e da altre patologie neurodegenerative e neuroimmunologiche, e per supportare la ricerca nell’ambito delle Neuroscienze in Italia.”

Sul fronte della ricerca – viene ribadito – è necessaria una collaborazione fattiva tra pubblico e privato, attraverso un finanziamento adeguato da parte dello Stato per favorire l’innovazione in ambito sanitario e il potenziamento degli investimenti nelle neuroscienze. “Dobbiamo lavorare affinché il nostro Servizio Sanitario Nazionale sia pronto a garantire nel prossimo futuro l’accesso alle migliori innovazioni terapeutiche in arrivo, attraverso una pronta diagnosi, una presa in carico efficace del paziente e un nuovo sistema di accesso precoce alle cure”, dichiara l’on. Stefano Benigni, capogruppo Forza Italia nella XII Commissione. “A questo proposito, è necessario un cambio di prospettiva sulla patologia che preveda una dimensione sanitaria, di programmazione ed investimenti, sfruttando anche le opportunità che ci mette a disposizione il programma Next Generation EU. Ad esempio, allacciando le nuove strutture previste dal PNRR alle attuali reti di gestione delle persone affette da demenza e rafforzando la prossimità delle cure garantendo un forte coordinamento tra specialisti e medici di famiglia, che sono spesso sono i primi a dover riconoscere i ‘campanelli di allarme’ dell’insorgenza delle demenze e indirizzare i pazienti verso lo specialista di riferimento.”