Nel nostro Paese, quasi il 30% degli adulti dichiara di riposare troppo poco e circa il 14% non è soddisfatto della qualità del proprio sonno, con una stima di diagnosi clinica di insonnia per una popolazione compresa tra il 16 e il 27%. Questa la fotografia scattata da Santagostino Monitoring in occasione della Giornata Mondiale del Sonno, che ricorre il 15 marzo 2024. È ormai nota l’importanza del sonno e la sua influenza sulla salute e sulla sensazione di benessere generale, che può arrivare a determinare sull’organismo conseguenze diurne legate all’umore, a cali di attenzione e riduzione delle performance. La cattiva qualità del sonno a lungo termine può infatti essere causa dello sviluppo o dell’aggravamento di problemi al sistema immunitario, endocrino, infiammatorio, cardiovascolare, ma essere anche associata all’insorgenza di patologie psichiatriche e psicologiche. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che le terapie cognitivo-comportamentali possono avere effetti positivi nel trattamento di tutti i disturbi legati al sonno, tesi che trovano conferma anche nella pratica clinica condotta dall’équipe multidisciplinare negli ambulatori per la cura dell’insonnia di Santagostino, presso i quali, dal 2022, è stato introdotto Dormi, algoritmo di intelligenza artificiale frutto della collaborazione tra la start-up SleepActa e il prof. Ugo Faraguna, dell’Università di Pisa. Certificata come dispositivo medico, la tecnologia impiegata consente di elaborare i dati raccolti durante le ore di riposo attraverso un wearable, fornendo al Medico informazioni accurate per arrivare a una diagnosi precisa, andando a escludere disturbi respiratori del sonno, senza impiegare elettrodi o altri dispositivi per la raccolta dei parametri che potrebbero avere di per sé un impatto sulla qualità del sonno del paziente.
“Avere a disposizione un set di dati oggettivi sulla qualità del sonno, come movimenti o battiti, può migliorare i tempi e la precisione della diagnosi indirizzando il paziente al percorso terapeutico più adeguato”, dichiara Renata Del Giudice, psicoterapeuta Santagostino Psiche. “In generale, oggi si parla di ‘disturbo da insonnia’, diagnosticabile anche in presenza di una associazione con altre patologie mediche o psichiatriche. Molto spesso, infatti, risulta difficile comprendere se l’insonnia è conseguenza di altre patologie – ne è, cioè, aggravata – o se invece in alcuni casi ne predice l’esordio. E questa nuova classificazione è fondamentale per considerare l’insonnia come un disturbo specifico, attribuirgli il giusto valore e impostare così un trattamento mirato anche in presenza di altre patologie.”
Recenti studi scientifici hanno confermato la terapia cognitivo-comportamentale come principale trattamento per l’insonnia cronica in adulti di qualsiasi età. Basata sui modelli psicofisiologici del sonno, agisce sulle caratteristiche comportamentali, cognitive e fisiologiche che fanno perdurare il disturbo del sonno nel tempo. Al termine dei percorsi, i pazienti hanno aumentato la qualità del sonno in media di 6,56 punti, su una scala da 0 a 21. Inoltre, la durata del sonno è aumentata in media di 0,62 ore. Dati confermati anche da Santagostino dove, al termine del percorso, più del 90% dei pazienti – in linea con i trend rilevati dalla Letteratura scientifica sull’efficacia delle terapie cognitivo-comportamentali inserite nelle linee guida europee come trattamento di prima linea dei disturbi da insonnia – non riscontra più una condizione ascrivibile come clinicamente rilevante.