“Innovativa interpretazione della cardiotocografia intra-partum per ridurre i parti cesarei, senza aumentare la sofferenza fetale”

La cardiotocografia (CTG) è una metodologia di controllo della frequenza cardiaca del feto durante il travaglio di parto, eseguita contemporaneamente alla registrazione delle contrazioni dell’utero, per valutare eventuali rischi di sofferenza fetale, causati da deficit di ossigeno. In caso di sofferenza del feto, è possibile intervenire limitando le contrazioni o accelerando la nascita, con il parto cesareo. Nata negli anni Sessanta e adottata in tutto il mondo, questa metodologia si è dimostrata poco affidabile se eseguita con la lettura tradizionale, in quanto è un test che fornisce molti falsi positivi. Un approccio innovativo alla interpretazione del tracciato della cardiotocografia è al centro di un ciclo di incontri, che ha recentemente fatto tappa a Napoli grazie all’Eutylia Academy. L’evento è stato organizzato dai responsabili scientifici prof. Tullio Ghi, direttore della Clinica Ostetrica e Ginecologica, Università degli Studi di Parma, dott.ssa Stefania Fieni, responsabile UOS Percorso Nascita, UOC Ostetricia e Ginecologia, Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e il dott. Edwin Chandraharan, Basildon-UK director, Global Academy of Medical Education and Training Ltd. Proposta negli ultimi 10 anni dal gruppo del St. George’s Hospital di Londra, la nuova lettura CTG ha di recente portato alla stesura di Linee Guida Internazionali dedicate, basate sulla fisiologia del feto. L’approccio è impiegato solo in pochi Centri al mondo, nei quali è stata riscontrata una riduzione dei parti con taglio cesareo, senza maggiori rischi per il nascituro: ad esempio, in Italia la Clinica Ostetrica di Parma è passata dal 30% di parti cesarei del 2017 al 15% del 2022, con una contemporanea riduzione dei bimbi nati con encefalopatia ipossico-ischemica intrapartum.

“Obiettivo del corso – si legge in un comunicato – è la diffusione di questa metodica sia a livello nazionale che nel resto d’Europa, per migliorare l’assistenza in sala parto e ridurre i parti cesarei non necessari, a favore dei parti naturali, senza rischi per il neonato. Il nuovo metodo si basa su un modo nuovo di valutare il benessere del feto in sala parto, sulle risposte del bimbo alle contrazioni attraverso una lettura non morfologica, ma fisiopatologica, superando alcuni limiti della lettura più tradizionale della cardiotocografia. Applicando i concetti di fisiologia fetale, si riesce a comprendere il tipo di stress cui è esposto il feto, la modalità con cui sta rispondendo, l’evoluzione probabile del suo stato di compenso fino al momento della nascita e identificare i reali casi di sofferenza fetale, limitando i falsi positivi e, quindi, i tagli cesarei non necessari.”

“Per applicare questo nuovo metodo servono conoscenza, studio ed esperienza”, afferma Ghi. “Con questi incontri, vogliamo accrescere la sicurezza di Specialisti ed Ostetriche che lavorano quotidianamente in Sala Parto e sono esposti ai dubbi, alle ansie, allo stress su come valutare un tracciato, come classificarlo e come e quando intervenire, prendendo decisioni cliniche cruciali nella gestione del parto, da cui dipendono il futuro di un bambino e della sua famiglia.”