
A rischio la figura dell’Infermiere di famiglia e comunità, che, in base alla riforma contenuta nel dm 77 del 2022, dovrebbe operare direttamente sul territorio in una posizione tale da consentire, tra i vari compiti, di alleggerire la pressione verso gli Ospedali e fornire ai cittadini un punto di riferimento costante e professionalmente preparato: “Se la Sanità territoriale deve essere una delle risorse principali per rivedere e migliorare il Ssn, la mancata valorizzazione di questa figura cardine rischia di trasformarsi in un autentico autogol”, dichiara Gianluca Giuliano, segretario nazionale UGL Salute. “Secondo recenti stime, ne servono circa 30mila, 1 ogni 8 abitanti, per rendere attuativo il capitolo del Pnrr loro dedicato. Attualmente le unità in servizio si attestano intorno a 12mila. Siamo a ben meno della metà, e questo rende chiara l’idea di come serva un impegno immediato della Politica atto ad irrobustire le fila degli Infermieri di famiglia e comunità che, in altre nazioni europee, ha trovato la collocazione che merita; come dimostra il ruolo di grande importanza che riveste, ad esempio, in Gran Bretagna dove oltre che ad occuparsi dell’assistenza, in special modo di anziani, bambini e malati cronici possono, al termine di una formazione specifica, prescrivere medicinali”, afferma ancora. “Sarebbe quindi necessaria una programmazione che si aggiunga ad adeguati e specifici riconoscimenti in termini di emolumenti e professionali così da dare il giusto valore al percorso di formazione compiuto per un ruolo che andrebbe sempre più valorizzato.”