Cambiamenti climatici. “Quasi 1 Italiano su 2 è convinto abbiano conseguenze per la salute”

Le conseguenze del cambiamento climatico preoccupano gli Italiani anche quando si tratta di salute e di insorgenza dei piccoli disturbi. Secondo una ricerca di Human Highway per Assosalute presentata nel corso dell’evento Cambiamenti Climatici: Quali gli Effetti sulla Salute?, il 78,5% degli intervistati dichiara di aver sentito parlare in diversi contesti (TV, radio, giornali, online, al bar, tra amici) e/o di essersi interrogato sulla relazione tra salute e cambiamento climatico e degli effetti che gli agenti atmosferici possono avere sul benessere delle persone. Inoltre, quasi 1 su 2 (47%) è convinto che, allo stato attuale, il cambiamento climatico abbia già delle gravi conseguenze sulla salute di tutti, non solo dei soggetti vulnerabili. Ad esserne maggiormente preoccupate le donne (84,2 vs 64,4%).

GIOVANI E ANZIANI: PROSPETTIVE DIVERSE SU PRESENTE E FUTURO

L’esposizione e, di conseguenza, la conoscenza del tema, aumenta con l’età: è relativamente più bassa tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni (68,6%); molto alta tra gli over65 (84%). Tuttavia, a essere più preoccupati del fatto che il cambiamento climatico possa avere gravi conseguenze per la salute di tutti sono non solo gli over65 (53,5%), ma i giovanissimi (50,7%), mentre il problema è meno sentito nella fascia 45-54 anni (39,6%). “I giovani, sentendosi coinvolti in prima persona nel mondo attuale e in quello futuro, risultano particolarmente attenti e preoccupati per gli effetti del cambiamento climatico, anche se questo non si declina in un timore per la loro salute personale”, dichiara il dott. Claudio Cricelli, presidente emerito della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie SIMG. “Al contrario, le persone anziane sentono l’impatto delle problematiche ambientali sulla loro salute già oggi, con sintomi evidenti; queste due generazioni hanno, quindi, percezioni e preoccupazioni diverse: i giovani si proiettano nel futuro e vogliono agire oggi per prevenire problemi da anziani, mentre gli anziani desiderano soluzioni immediate per i problemi attuali. [Le persone tra i 45 e i 65 anni] sono confuse”, continua Cricelli. “Rappresentano i responsabili e le vittime delle conseguenze future delle loro decisioni e scelte attuali. Stanno infatti iniziando a sperimentare i primi disturbi e problemi di salute ma, nonostante appartengano alla classe dei decision-maker, non sono sicuri di chi si occuperà delle loro esigenze nei prossimi 10-15 anni, quando potrebbero iniziare ad ammalarsi anche gravemente.”

I DISTURBI PIÙ DIFFUSI “CAUSATI” DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Inquinamento, produzione ed esposizione prolungata ai pollini, innalzamento delle temperature, alluvioni e condizioni meteorologiche estreme sono tutti fattori che influenzano e stanno influenzando la salute umana. Secondo l’indagine, l’84,2% degli Italiani riconosce in questi le cause dei piccoli disturbi quali: stanchezza diffusa, comune al 46,9% del campione, soprattutto tra le donne (52,9 vs 40,9%); malesseri muscolo-scheletrici dovuti dagli sbalzi termici (33,2%); sintomi influenzali fuori stagione (30%); allergie prolungate (29,1%). Se la popolazione più anziana è maggiormente affetta da disturbi muscolo-scheletrici dovuti agli sbalzi termini, i giovani sono invece più suscettibili a influenze e allergie fuori stagione. Non solo si tratta di sintomi molto comuni, ma anche in crescita negli ultimi anni: il 75% delle persone con stanchezza diffusa riporta un peggioramento rispetto al passato, mentre il 60% osserva un aumento dei malesseri legati agli sbalzi termici, alle influenze fuori stagione e alla disidratazione causata dal caldo improvviso.

“Sono molte, infatti, le trasformazioni a cui si sta assistendo e che portano ad avere conseguenze sulla salute”, afferma Cricelli. “La fioritura delle piante, ad esempio, o la stagionalità dei pollini, con conseguenze sul calendario delle allergie o, ancora, su quella delle epidemie. A volte, i picchi si verificano in periodi anticipati, come accaduto quest’anno con l’influenza, a dicembre anziché gennaio/febbraio. Negli ultimi mesi e anni abbiamo osservato picchi di malattie respiratorie acute, particolarmente evidenti in aprile, come avvenuto quest’anno, e con sintomi che persistono per un periodo più prolungato (2-3 settimane). Tutto ciò ci fa riflettere sull’esistenza di una correlazione tra il clima e l’andamento delle epidemie, un tema su cui la ricerca scientifica sta già cominciando a fornire alcune risposte ma su cui è necessario approfondire.”

LE FIGURE DI RIFERMENTO

In caso di piccoli disturbi, gli Italiani si rivolgono al Medico (45,2%) e fanno ricorso ai farmaci e di automedicazione (25,1%), a cui si tende ad affidarsi all’aumentare dell’età, soprattutto tra i 45-54enni. Il 21% del campione preso in esame dall’indagine opta invece per metodi naturali, mentre il 20,9% si affida al consiglio del Farmacista. Solo l’11,7% ricerca informazioni su sintomi e rimedi online, comportamento molto diffuso tra gli under24, mentre una quota simile (11,9%) non fa nulla, aspettando che il sintomo passi da sé.

Per quanto riguarda la prevenzione dei piccoli disturbi legati ad agenti atmosferici e stagionali anomali, la ricerca evidenzia l’importanza attribuita agli stili di vita: il primo comportamento assunto da quasi 1 Italiano su 2 (49,1%) è quello più immediato, ovvero intervenire su alimentazione e idratazione, mangiando e bevendo correttamente. Altri comportamenti, come evitare ambienti affollati/inquinati, “fughe” nella natura e intervenire sul sonno, hanno un peso sostanzialmente simile e sono attuati in 1 caso su 5. La pratica di sport e di attività fisica per prevenire i piccoli disturbi è più diffusa tra gli uomini (37,2 vs 26,2%) mentre per le donne è più comune intervenire su alimentazione e idratazione e su aspetti quali abbigliamento, sonno, evitare ambienti affollati/inquinati.

L’innalzamento delle temperature è ormai un fenomeno incontestabile, ribadisce Cricelli, che rimarca la necessità di “prenderne consapevolezza e prepararsi ad affrontare stagioni più lunghe di caldo in modo adeguato, tenendo conto delle diverse esigenze legate all’età e al proprio quadro clinico di partenza, in vista dell’estate”: “I più vulnerabili dovrebbero cercare ambienti freschi e ombreggiati, evitando di esporsi al sole durante le ore più calde e prestando particolare attenzione all’alimentazione e all’idratazione. Per tutti è fondamentale rimanere sempre idratati e prestare attenzione ai farmaci che si assumono, consultando il Medico per ottenere indicazioni specifiche su come gestire i farmaci in relazione alle variazioni climatiche. Bisogna ricordare che ogni stimolo esterno suscita una reazione in noi, e che esistono limiti alla nostra capacità di adattamento. Sebbene sia possibile vivere in ambienti estremi, come gli ambienti polari o equatoriali, vi è un punto oltre il quale ‘perdiamo il controllo’. È cruciale dunque – conclude – lavorare sulle circostanze ambientali per impedire il superamento di tali limiti e per aiutare il nostro organismo a gestire meglio i cambiamenti, tenendo conto delle varie età e fragilità individuali.”