
“Trovo sbagliato, ai limiti dell’assurdo, giudicare col senno di poi quanto accaduto a Bergamo e nel resto d’Italia durante i giorni più drammatici della pandemia. E ancora più assurdo voler processare in aula di tribunale chi allora, ministro, governatore o tecnico della Sanità, prese decisioni per contrastare un nemico ignoto e terribile, di cui non conoscevamo nulla e contro cui non sapevamo come difenderci”, dichiara il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, commentando l’inchiesta della Procura di Bergamo su quanto accaduto durante la fase iniziale della pandemia di Covid-19. “Allora tante persone si presero la responsabilità di decidere cosa fare: alcune scelte possono essere state giuste; altre forse sbagliate. In ogni caso, sono certo che tutti agirono al meglio delle proprie capacità e in assoluta buona fede. Anzi, spesso assumendosi l’onere di decisioni drammatiche e coraggiose. Non si scrive né si giudica così la storia più dolorosa degli ultimi 70 anni. Spero almeno – continua – che tutto questo sia di lezione a coloro che del giustizialismo, del moralismo ‘un tanto al chilo’ hanno fatto il piatto forte della propria attività politica. Piena vicinanza a Conte, Fontana, Speranza e agli altri soggetti coinvolti nell’inchiesta – conclude Toti – con cui ho condiviso quell’epoca buia e dolorosa e di cui ho sempre riconosciuto l’impegno e il rigore nell’affrontare il Covid, quando ero d’accordo e quando la pensavo diversamente.”
In totale, sono 19 gli indagati ai quali, a vario titolo, vengono contestati epidemia colposa, omicidio colposo, rifiuti di atti d’ufficio, lesioni colpose e falso, dalla mancata attuazione del Piano Pandemico alle richieste tardive di dispositivi di sicurezza individuale, quali mascherine e guanti.