L’importanza della risonanza magnetica nei tumori del colon-retto

La risonanza magnetica è ormai considerata la tecnica fondamentale nella gestione dei tumori del retto e ha un ruolo cruciale nei processi di stadiazione, ristadiazione e valutazione della risposta terapeutica. “La risonanza magnetica consente non solo di selezionare con maggiore accuratezza i pazienti candidabili alla terapia neoadiuvante, ma è fondamentale per identificare i fattori prognostici negativi e guidare le scelte chirurgiche”, dichiara Gianfranco Gualdi, radiologo, intervenendo al congresso Da Socrate all’Intelligenza Artificiale: Ma della Sanità Cos’è Rimasto?, recentemente svoltosi a Roma.

Tra i criteri chiave esaminati, l’identificazione del coinvolgimento della fascia mesorettale, dell’invasione vascolare extramurale e della risposta al trattamento. Grazie alla sua capacità di distinguere i piani anatomici e le strutture coinvolte (sottomucosa, muscolare propria, grasso mesorettale), la risonanza magnetica è in grado di riconoscere l’estensione locale della neoplasia e valutare il margine di resezione chirurgica, punto critico nella prognosi. La tecnologia consente, inoltre, di individuare lo stadio T3 sulla base dell’interruzione della linea ipointensa della muscolare propria, con una sensibilità del 76% e una specificità dell’88% nella valutazione del coinvolgimento della fascia mesorettale. Particolare attenzione è stata dedicata alla difficoltà di distinzione tra i tumori T2 e T3 nei distretti bassi del retto, dove la presenza di reazione desmoplastica può simulare una malattia più avanzata.

Un altro focus è stato posto sulla valutazione linfonodale: “Quasi il 48% dei linfonodi metastatici nei pazienti con carcinoma del retto ha un diametro inferiore a 5 mm, il che rende inaffidabili i soli criteri dimensionali”, afferma ancora Gualdi. “La morfologia, i margini e l’intensità del segnale restano elementi centrali per formulare un sospetto radiologico di malignità. La presenza di segnale iperintenso in diffusione e l’assenza di normalizzazione del tessuto nel letto tumorale sono indicativi di malattia residua. Tuttavia, la discordanza tra RM ed endoscopia può generare dilemmi gestionali, con un tasso di falsi positivi che sfiora il 22%. La prospettiva futura sarà tracciata dall’intelligenza artificiale e dalla radiomica che potranno affinare la predittività della risposta terapeutica. Siamo prossimi a una Medicina di precisione radiologica – conclude – in grado di integrare big data, biomarcatori e immagini per una diagnosi sempre più personalizzata.”