Impatto clinico e sociale della colite ulcerosa, malattia infiammatoria cronica dell’intestino

Una persona nel pieno della vita sociale e lavorativa: è il profilo spesso ricorrente del paziente con questa patologia cronica caratterizzata dall’infiammazione del rivestimento mucoso del colon e del retto. Il peso di questa malattia infiammatoria cronica dell’intestino (MICI) sulla qualità di vita è rilevante, sia per l’andamento intermittente con remissioni e riacutizzazioni sia per la natura stessa dei sintomi, tra i quali il più impattante è il sanguinamento rettale associato a diarrea. Considerando anche il fatto che il numero di persone che convivono con una MICI è in progressivo aumento e si stima che raddoppierà da qui al 2030, la colite ulcerosa, che colpisce circa 259 persone ogni 100mila, si configura come una patologia con un impatto clinico e sociale da non sottovalutare, con costi sia per il Servizio Sanitario Nazionale – il costo medio totale per ogni paziente è di 12.707 euro – sia dal punto di vista del singolo individuo, con perdita di produttività e assenteismo legati alla gestione della patologia.

La gestione della colite ulcerosa presenta ancora diversi bisogni clinici insoddisfatti, a partire dal basso tasso di remissione sostenuta. Infatti, il 30% circa dei pazienti non risponde alle terapie, anche quelle più recenti, dopo 14 settimane di trattamento, e fino al 75% di quelli inizialmente rispondenti alla terapia non mantiene la risposta dopo 1 anno. Esiste anche il problema dell’alto tasso di interruzione delle terapie, da cui nasce la necessità di opzioni terapeutiche che agiscano velocemente nella riduzione dei sintomi, con una modalità di somministrazione agevole che favorisca una maggiore aderenza alla terapia. Ad aprire nuovi scenari e nuove prospettive in termini di appropriatezza, aderenza e qualità di vita dei pazienti è l’ampliamento dell’inventario terapeutico: tra le novità oggi disponibili in Italia, il JAK-inibitore filgotinib, recentemente approvato e rimborsato dall’Agenzia Italiana del Farmaco per il trattamento di pazienti adulti con colite ulcerosa attiva da moderata a severa che hanno avuto una risposta inadeguata, non hanno avuto risposta, o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o a un farmaco biologico. “Sicuramente c’è una quota di pazienti che non risponde al trattamento, nonostante le diverse terapie a disposizione che sono state introdotte negli ultimi anni”, dichiara Flavio Caprioli, segretario generale Italian Group for the Study of Inflammatory Bowel Disease IG-IBD, professore associato di Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Milano. “Quindi esistono ancora sia un gap terapeutico sia degli unmet need relativi al controllo della sintomatologia. L’innovazione farmacologica può determinare un ulteriore vantaggio in chiave di appropriatezza terapeutica e una ulteriore possibilità di rispondere a questi bisogni, determinando una normalizzazione della qualità di vita del paziente, che ad oggi rappresenta uno degli obiettivi terapeutici, se non il più importante nel lungo periodo.”