
Piccoli segnali, spesso sottovalutati, possono predire il sopraggiungere di un ictus, una patologia che in Italia colpisce 200mila persone ogni anno e che rappresenta la seconda causa più comune di morte e la principale causa di disabilità nell’adulto per via delle conseguenze permanenti che può comportare. Asimmetria del volto, sensazione di debolezza a un braccio o una gamba, difficoltà di linguaggio, perdita di equilibrio o coordinazione, sono alcuni dei segnali da non sottovalutare e che indicano un’interruzione dell’apporto di sangue a una parte del cervello, che nei casi più gravi può portare a morte o a gravi disabilità permanenti se non gestita tempestivamente.
I due tipi principali di ictus sono quello ischemico, dovuto all’ostruzione di un vaso sanguigno cerebrale, e quello emorragico, causato dalla rottura di un vaso sanguigno cerebrale. Il rischio di sviluppare un ictus è maggiore nel caso di pressione alta, diabete, presenza di cardiopatie (ad esempio la fibrillazione atriale), colesterolo alto, abitudine al fumo, sovrappeso, vita sedentaria, stress.
“Il processo di invecchiamento della popolazione ha portato ad un aumento del numero di pazienti colpiti da ictus ma questi possono contare su una maggiore efficienza della rete dell’emergenza ictus che permette loro di arrivare al setting più appropriato in tempo utile per un trattamento”, spiega Marina Diomedi, responsabile della Stroke Unit della Fondazione Policlinico Tor Vergata. “È però necessario che il paziente riconosca i sintomi e agisca con tempestività rivolgendosi a centri Hub specializzati. Il Policlinico Tor Vergata, in quanto hub della rete per l’ictus, serve un bacino d’utenza di circa 1.800.000 persone ed esegue ogni anno un numero sempre crescente di trombectomie, uno dei più alti in Italia.”