Il messaggio, rivolto alle donne di tutto il mondo, è chiaro: “Proteggete il vostro cuore”, con l’invito, venerdì 5 febbraio, a “indossare qualcosa di rosso” per celebrare simbolicamente la giornata mondiale contro le patologie cardiache femminili. Una sensibilizzazione quanto mai opportuna a fronte di numeri impietosi: sono 124mila le donne che ogni anno in Italia vengono colpite da infarto (1 caso ogni 5 minuti) e 70mila subiscono un ictus, dati sufficienti a ricordare che il pubblico femminile, contrariamente a quanto si pensi, è esposto al rischio di patologie cardiache. Un quadro preoccupante che la pandemia Covid ha notevolmente peggiorato: le statistiche confermano che l’insorgenza di patologie cardiache femminili negli ultimi mesi può essere ricondotta anche alle condizioni di enorme stress generato dal coronavirus; analogamente, è accertato che il timore del contagio ha tenuto migliaia di pazienti cardiopatiche lontane dalle strutture ospedaliere e che migliaia di visite mediche, esami, impianti di dispositivi salvavita sono stati sospesi o rinviati, con esiti spesso irreversibili.
Per questo, l’iniziativa Go Red for Women, promossa dall’American Heart Association e dal National Heart Lung and Blood Institute, si è affermata in tutto il mondo e registra un numero crescente di iniziative volte ad aumentare consapevolezza e attenzione per il cuore, insostituibile fonte di vita e di benessere. La parola d’ordine è, ancora una volta, prevenzione, ma ugualmente importante è sapere che la scienza medica ha fatto passi da gigante e che, oggi, per trattare il cuore malato sono disponibili soluzioni terapeutiche sempre più efficaci e minimamente invasive.
Anche Boston Scientific intraprende strategie per la “medicina di genere”, attraverso la messa a punto di tecnologie biomediche mirate ad affrontare patologie cardiache, tuttora prima causa di morte nell’universo femminile. Ne è un esempio il dispositivo Watchman™ per la chiusura percutanea dell’auricola sinistra (LAA), la piccola ansa del cuore nella quale si formano i trombi che migrano verso il cervello e generano l’ictus, patologia cerebrovascolare che provoca anomalie della funzionalità neurologica e che ogni anno colpisce in Italia oltre 200mila persone, con il 20% di recidive e 70mila episodi riferiti a sole donne. Il dispositivo, spesso ridefinito “l’ombrellino salvacuore” è un dispositivo piccolissimo e leggero, costituito da una struttura autoespandibile con uncini per il fissaggio e da un tessuto in PET. Una volta posizionato correttamente, in corrispondenza dell’apertura dell’auricola, il dispositivo viene aperto, così da bloccare in modo permanente la fuoriuscita dei trombi e prevenendo l’insorgenza di possibili ictus.
Alle pazienti a rischio di aritmie cardiache maligne sono invece destinati i defibrillatori impiantabili sottocutanei S-ICD (Subcutaneous Implantable Cardioverter Defibrillator), che funzionano senza toccare né il cuore né i vasi sanguigni. Questi vengono impiantati in una piccola tasca sottocutanea, riducendo il rischio di complicanze. Inoltre, sono compatibili con indagini diagnostiche sofisticate, come la risonanza magnetica, e dispongono di batterie fra le più longeve. La lunga durata del dispositivo (stimata fra 9 e 13 anni) consente di ridurre drasticamente il numero di sostituzioni previste nel normale ciclo di vita dei defibrillatori, rispondendo così a una delle maggiori preoccupazioni dei pazienti cardiopatici che per il 73% temono i rischi degli impianti di sostituzione.
“L’attenzione alla medicina di genere e alla specificità delle patologie femminili è molto più elevata di un tempo: la scienza e la ricerca medica sono inarrestabili e ogni giorno mettono a disposizione di medici e pazienti terapie e tecnologie di straordinario valore che aiutano a salvare tante vite umane e restituiscono a migliaia di pazienti una eccellente qualità di vita”, commenta la prof.ssa Anna Sonia Petronio, docente di Cardiologia all’Università di Pisa e direttore della S.D. Emodinamica. “Le donne, però, devono essere le prime a prendersi cura del proprio cuore, adottando stili di vita salutari, tenendo sotto controllo fattori di rischio quali ipertensione, osteoporosi, sovrappeso, ipercolesterolemia, depressione. Ci dobbiamo augurare che nel prossimo futuro ci sia un incremento di donne-medico a dirigere Centri cardiologici perché così sarà più facile aiutare i pazienti donna sia nella prevenzione che nella cura. E questo senza considerare l’emergenza che stiamo attraversando, le patologie e gli effetti collaterali che il coronavirus porta con sé, basti pensare allo stress che può riverberarsi anche sul cuore delle donne con effetti che possono diventare devastanti. Per questo, mi auguro che le donne di tutto il mondo considerino questa ‘giornata in rosso’ come una ricorrenza speciale, dedicata alla salute e al benessere femminile, da condividere, perché no, con tante amiche vestite di rosso.”