Giornata Mondiale dell’Osteoporosi 2024. Ecco come proteggere le ossa da questa “malattia silenziosa”

Il 20 ottobre 2024 si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, malattia caratterizzata da una progressiva riduzione e modificazione strutturale della massa ossea, con compromissione della resistenza delle ossa e predisposizione a un aumentato rischio di fratture spontanee o indotte da minimi traumi, definite anche come fratture da fragilità. I siti scheletrici maggiormente interessati dalle fratture da fragilità sono:

  • Vertebre;
  • Femore prossimale;
  • Omero prossimale;
  • Polso;
  • Caviglia.

In genere, l’osteoporosi decorre asintomatica per anni e, se non ricercata attraverso esami specifici, viene spesso diagnosticata in occasione di una frattura oppure, fortuitamente, attraverso radiografie eseguite per altri motivi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha più volte richiamato l’attenzione sull’osteoporosi e sulle fratture da fragilità correlate, che hanno rilevanti conseguenze sia in termini di mortalità sia di disabilità motoria, con elevati costi sanitari e sociali.

Il tema della Giornata Mondiale 2024 è Say No To Fragile Bones (Di’ NO alle Ossa Fragili) per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di proteggere le ossa fin dall’infanzia e assicurare benessere e indipendenza personale anche in età avanzata, in particolare attraverso l’attività fisica. La Giornata ha l’obiettivo anche di esortare i Professionisti sanitari e i decisori politici a dare priorità alla salute delle ossa, a partire dalla prevenzione fino all’implementazione dei servizi di assistenza post-frattura.

DATI EPIDEMIOLOGICI

Si stima che circa 500milioni di persone nel modo (il 6,4% degli uomini e il 21,2% delle donne di età pari o superiore a 50 anni) siano affette da questa patologia e che annualmente si verifichino fino a 37milioni di fratture da fragilità nelle persone di età pari o superiore a 55 anni (circa 70 fratture al minuto). In Italia, l’osteoporosi colpisce circa 5milioni di persone, di cui l’80% sono donne in post-menopausa. Secondo l’indagine multiscopo dell’Istat Aspetti della Vita Quotidiana, relativa all’anno 2022, il 7,9% (il 2,3% dei maschi e il 13,2% delle femmine) della popolazione Italiana ha dichiarato di essere affetto da osteoporosi, con prevalenza che aumenta progressivamente con l’avanzare dell’età, in particolare nelle donne dopo i 55 anni, fino a raggiungere il 30,8% oltre i 74 anni (il 10,5% dei maschi e il 45,3% delle femmine).

PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO

L’osteoporosi è una patologia multifattoriale; tra i principali fattori di rischio modificabili figurano:

  • “La sedentarietà e l’insufficiente attività fisica;
  • L’alimentazione non equilibrata povera di calcio e ricca di sale;
  • Il consumo rischioso e dannoso di alcol;
  • L’abuso di caffeina;
  • L’eccesso ponderale (sovrappeso e obesità);
  • L’eccessiva magrezza;
  • I disturbi del comportamento alimentare e il tabagismo.”

Fattori di rischio non modificabili sono rappresentati dall’età, dal genere (le donne hanno una minore massa ossea rispetto agli uomini e la riduzione degli ormoni sessuali che si verifica con la menopausa determina una più rapida e precoce perdita di massa ossea) e dalla familiarità.

Per evitare o ritardare l’esordio della patologia, che in genere insorge con l’avvento della menopausa nella donna e in età senile nell’uomo, la prevenzione primaria dell’osteoporosi deve iniziare fin dalle prime fasi della vita. Infatti, il tessuto osseo si sviluppa durante l’infanzia e l’adolescenza per raggiungere intorno ai 20-25 anni di età la densità minerale ossea massimale (definita come picco di massa ossea), il cui valore influenza la probabilità di manifestare in seguito l’osteoporosi. Dopo il raggiungimento del “picco” e fino alla menopausa nella donna e ai 65-70 anni nell’uomo, i processi di rimodellamento dell’osso rimangono in equilibrio, a meno che non siano presenti malattie, condizioni o terapie farmacologiche particolari. Successivamente, il riassorbimento osseo tende a prevalere sulla formazione di nuovo osso e lo scheletro inizia a perdere minerali con conseguente riduzione della massa ossea. Pertanto una crescita ossea non ottimale nelle prime fasi della vita incide negativamente sulla salute dello scheletro quanto la perdita di massa ossea in età più avanzata.

Con l’insorgenza della menopausa nelle donne e dopo i 70 anni negli uomini è utile rivolgersi al proprio Medico per una valutazione delle condizioni delle ossa. L’identificazione precoce dell’osteoporosi può consentire infatti l’attuazione di misure finalizzate al rallentamento o all’arresto della malattia e alla prevenzione delle fratture da fragilità, eventualmente ricorrendo, ove necessario secondo il giudizio del Medico, a farmaci che permettono di aumentare la densità dello scheletro, tenendo conto del genere, dell’età, della gravità dell’osteoporosi, della presenza di ulteriori fattori di rischio (per esempio il rischio di cadute) e delle comorbilità del paziente.

Un controllo periodico andrebbe poi sempre effettuato in quei pazienti affetti da particolari patologie o che assumono nel medio-lungo periodo farmaci che possono causare osteoporosi. Per proteggere la salute delle ossa è necessario:

  • “Adottare e/o mantenere uno stile di vita attivo, praticando regolarmente un’adeguata attività fisica;
  • Seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, assumendo, in particolare, adeguate quantità di calcio e vitamina D (per quest’ultima è importante anche una appropriata esposizione alla luce solare), nonché riducendo il consumo eccessivo di sale (che aumenta l’eliminazione del calcio con l’urina);
  • Mantenere un peso corporeo ottimale, evitando l’eccessiva magrezza o il sovrappeso e l’obesità;
  • Non fumare e limitare o evitare il consumo di bevande alcoliche (che diminuiscono l’assorbimento di calcio e riducono l’attività delle cellule che ‘costruiscono l’osso’);
  • Prestare attenzione ai fattori di rischio individuali (fattori genetici/familiari, riduzione dell’altezza di 4 cm o più, menopausa, malattie e/o terapie farmacologiche particolari).”

fonte: Ministero della Salute