
“L’Infermiere favorisce l’informazione sulla donazione di sangue, tessuti e organi quale atto di solidarietà; educa e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere”, afferma l’art.26 del Codice Deontologico della Professione Infermieristica, che regola il comportamento professionale che ogni infermiere declina poi sulla particolarità del caso clinico o del contesto organizzativo per offrire la migliore risposta in termini di salute. Tuttavia, a mettere a rischio il numero di donatori – già diminuiti negli ultimi anni, in particolare durante e in seguito alla pandemia – sarebbe proprio la carenza di infermieri. È l’allarme lanciato dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche FNOPI, in vista della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, che ricorre il 14 giugno 2023. Nelle Regioni in cui la carenza di infermieri per mille abitanti è maggiore, le donazioni sono minori rispetto alla maggior parte delle altre realtà locali. Capita ad esempio che mentre in Campania – dove mancano in media quasi 10 infermieri ogni mille abitanti – le donazioni ogni mille abitanti siano circa 13; in Umbria, dove si registra una carenza di infermieri di appena 0,7 ogni mille abitanti, le donazioni raggiungano quota 310 per mille abitanti (dati Avis 2022).
Inoltre, come rilevano anche i recenti protocolli d’intesa sottoscritti da FNOPI, Avis e le Associazioni dei donatori, l’infermiere è “promotore” di campagne di donazione, favorendo l’associazionismo e la fidelizzazione del donatore non solo come risorsa per la programmazione delle donazioni, ma anche tutelando il donare secondo un altro articolo del proprio Codice Deontologico: “L’Infermiere promuove la cultura della salute favorendo stili di vita sani e la tutela ambientale nell’ottica dei determinanti della salute, della riduzione delle disuguaglianze e progettando specifici interventi educativi e informativi a singoli, gruppi e collettività”. Che il ruolo dell’infermiere sia importante nella donazione – ricorda FNOPI – è anche evidente nel processo della cosiddetta e-health, che può contribuire alla riduzione dei tempi di attesa del donatore e del percorso di donazione, e può essere di incentivo alla prenotazione della donazione e al miglioramento della programmazione della raccolta. In questo senso, la stessa norma che regola le attività di donazione (DM 02 novembre 2015) indica diversi campi di autonomia per la professione infermieristica, sulla base di linee guida e protocolli in continuo aggiornamento.
Ad esempio, l’infermiere qualificato si occupa del triage pre-donazione, verificando l’identità del donatore e ne controlla peso, pressione sanguigna e frequenza cardiaca; lo stesso infermiere qualificato controlla i livelli di emoglobina, ematocrito, conta dei globuli bianchi e delle piastrine. Durante lo svolgimento di queste operazioni verifica anche la completezza del questionario anamnestico e raccoglie il consenso informato del donatore, controfirmandolo. Qualora vengano superate positivamente queste prime fasi, il processo si può concludere con l’assegnazione del giudizio di idoneità da parte del medico, anche ricorrendo alla telemedicina, proprio perché grazie all’infermiere sono state già prodotte le evidenze documentali richieste per l’idoneità. “È necessario per questo dare soluzioni immediate alla carenza di infermieri e valorizzare il loro ruolo e le competenze in medicina trasfusionale, sviluppando percorsi formativi specifici, modelli organizzativi di gestione delle attività centrati sulla sicurezza e gli esiti delle cure e modelli di integrazione e collaborazione multiprofessionale per una corretta gestione delle risorse umane sulla base delle competenze acquisite”, dichiara afferma Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI.
Donare il sangue permette di svolgere un ruolo attivo e responsabile da parte dei cittadini e promuove uno stile di vita sano. Il sangue è indispensabile, ad esempio, nei servizi di primo soccorso, di emergenza/urgenza, in molti interventi chirurgici e trapianti di organo e di midollo osseo, nella cura delle malattie oncologiche ed ematologiche, in varie forme di anemia cronica, immunodeficienze, emofilia, etc. Il sangue è indispensabile per la tutela della salute, donare sangue, come recita lo slogan Avis 2023, “è condividere la vita” e l’infermiere è essenziale per la sua donazione, ricorda l’Associazione: “Quello della carenza di personale nei centri trasfusionali è un tema per il quale, da tempo, chiediamo l’attenzione delle istituzioni”, dichiara il presidente nazionale, Gianpietro Briola. “Si tratta di un fattore che incide notevolmente sul nostro sistema di raccolta, ne sono conferma i dati relativi all’ultimo anno che hanno visto in crescita il numero dei donatori, ma in calo quello delle donazioni. Ciò significa che la generosità e l’impegno dei volontari sono sempre garantiti, ma spesso bisogna scontrarsi con le difficoltà della macchina organizzativa. Nelle scorse settimane, il Senato ha approvato il cosiddetto Decreto Salute ed Energia: si tratta di un primo passo importante che consentirà l’impiego del personale medico in formazione negli enti e nelle associazioni che svolgono attività di raccolta di sangue ed emocomponenti. Ma la strada è ancora lunga. Per tutto questo sappiamo di avere in FNOPI l’alleato migliore possibile”, continua. “Il protocollo d’intesa che abbiamo sottoscritto, infatti, punta proprio a rafforzare il ruolo dell’infermiere nell’ambito dell’attività trasfusionale, in quanto ulteriore garanzia di controllo e utilizzo degli emocomponenti. Mi auguro – conclude – che questa nostra collaborazione possa fornire una spinta sempre maggiore verso il completamento di una riorganizzazione necessaria dalla quale trarranno beneficio tutti gli attori coinvolti: donatori, pazienti, professionisti e sistema Paese.”