La gestione del dolore cronico moderato

Artrosi, fibromialgie, nevralgie, sono alcune delle cause del dolore cronico, definibile come “dolore che si protrae oltre i tempi normali di guarigione di una lesione o di un’infiammazione, abitualmente 3-6 mesi, e che perdura per anni”. In Italia ne soffre 1 persona su 4, circa il 25% della popolazione totale, tanto da essere riconosciuto come una vera e propria patologia per le conseguenze invalidanti che comporta per la persona che ne soffre, dal punto di vista fisico, psichico e socio-relazionale. Sebbene il “non soffrire” sia un diritto, a 9 anni dall’attuazione della Legge 38/2010 per le cure palliative e la terapia del dolore, in Italia il dolore è spesso non adeguatamente inquadrato e trattato, con ripercussioni sulla qualità di vita dei pazienti e un notevole impatto sulla sostenibilità della spesa sanitaria e socio-assistenziale.

Si tratta di uno tra i maggiori problemi mondiali di salute pubblica, come lo definisce l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Recentemente, con il contributo non condizionato di Sandoz, sono state condotte in Italia due importanti ricerche: l’indagine “Dolore Cronico Moderato nel Paziente Anziano”, realizzata da Fondazione Onda – Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di Genere) e ELMA Research; e la survey “Il Dolore Cronico Moderato”, condotta da SIAARTI – Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva.

Dall’indagine Onda è emerso come il dolore sia tra i disturbi cronici più frequentemente trattati dai geriatri, che operano nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) o in altre strutture (ospedali, ambulatori ASL, etc.). I geriatri coinvolti hanno affermato che più del 50% dei pazienti anziani soffre di dolore cronico. “L’indagine verte sulla gestione del dolore cronico moderato nel paziente anziano da parte dei geriatri”, dichiara Nicoletta Orthmann, Coordinatore medico-scientifico presso Fondazione Onda. “Sul fronte della scelta terapeutica, è stato evidenziato come i geriatri riconoscano negli oppioidi quella più appropriata. Tuttavia, nella pratica clinica, esiste ancora un gap importante nel loro utilizzo.”

Strutture, quelle assistenziali, dove il geriatra è riconosciuto come la figura di riferimento sia in fase di diagnosi che in fase decisionale per il trattamento del dolore cronico moderato. La quasi totalità dei geriatri intervistati si dichiara prescrittore di terapie a base di oppiacei riconoscendo l’importanza di poter avere diverse formulazioni tra cui scegliere. Tra queste soluzioni, riconosciute anche per la loro capacità di garantire una maggiore aderenza terapeutica, il cerotto transdermico a base di buprenorfina viene valutato in modo positivo dal 78% dei geriatri dell’indagine Onda. Maneggevolezza (73%), valida opzione per categorie particolarmente fragili di pazienti quali quelli con problemi di deglutizione (43%) o con deficit comportamentali (7%), rilascio prolungato (29%) e tollerabilità (16%), sono le caratteristiche positive segnalate dai geriatri.

Ruolo centrale quello delle soluzioni a base di oppioidi, confermato anche dalla survey SIAARTI condotta negli ambulatori di terapia del dolore in Italia. Queste terapie sono considerate, dai 1129 specialisti del dolore intervistati, una risorsa importante nell’ottica di raggiungere l’obiettivo primario di cura, ovvero un equilibrio tra riduzione del dolore e comparsa di effetti collaterali, nell’ottica di raggiungere una maggiore aderenza terapeutica da parte del paziente.