
Secondo uno studio clinico di Fase 2, frexalimab è in grado di rallentare in modo significativo l’attività della malattia nelle persone con sclerosi multipla (SM) recidivante, registrando una riduzione dell’89% e del 79% delle nuove lesioni cerebrali captanti (GdE) alla 12a settimana nei bracci di trattamento ad alta e bassa dose rispetto al placebo, raggiungendo l’endpoint primario. I risultati, pubblicati sul New England Journal of Medicine, hanno anche dimostrato che entrambe le dosi di frexalimab determinano una riduzione significativa delle lesioni T2 nuove o aumentate di volume, endpoint secondario dello studio. Frexalimab è il nuovo anticorpo anti-CD40L di seconda generazione in fase di sperimentazione, dotato di un metodo d’azione unico e potenzialmente in grado di agire sia sulla neuroinfiammazione acuta che cronica della SM senza causare una deplezione dei linfociti. I dati erano stati precedentemente presentati al meeting annuale del Consortium of Multiple Sclerosis Centers 2023.
“La pubblicazione di questi risultati di fase 2 per frexalimab è un passo particolarmente importante non solo per il potenziale trattamento di questa patologia ma anche per quello che rappresenta per la comunità della SM in senso più ampio”, dichiara Patrick Vermersch, MD, PhD, Università di Lille, CHU Lille, Francia. “Particolarmente importante è il fatto che alla 12a settimana, entrambe le dosi di frexalimab, hanno dimostrato di poter ridurre le nuove lesioni – una misura standard dell’infiammazione attiva nella SM – che si è mantenuta nel tempo ed è stata ben tollerata, soprattutto alla dose elevata di frexalimab, dove il 96% dei pazienti era libero da nuove lesioni attive dopo 24 settimane di trattamento.”