“Fine lockdown solo se possibili test rapidi e dosaggio di anticorpi anti-COVID”, WAidid

Secondo l’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid), interrompere il lockdown è possibile solo se si prevede una strategia allargata e integrata di monitoraggio di Covid-19 attraverso l’impiego appropriato degli esami diagnostici a disposizione, ovvero dei test diagnostici anche rapidi per SARS-CoV-2 su tampone nasofaringeo e i prelievi del sangue per l’esame degli anticorpi contro SARS-CoV-2. Questi ultimi possono, infatti, aumentare in modo considerevole le nostre conoscenze sull’epidemiologia di COVID-19 e distinguere coloro che sono protetti da coloro ancora suscettibili all’infezione.

“Seppur ancora in fase di validazione, sappiamo ormai che gli esami sierologici eseguiti su sangue venoso e su sangue capillare hanno un ruolo importante nella strategia di monitoraggio e di contrasto alla diffusione di Covid-19”, dichiara Susanna Esposito, Presidente WAidid e professore ordinario di Pediatria all’Università di Parma. “È vero che è necessario definire ulteriormente i test più sensibili e specifici ma, soprattutto negli ospedali, nelle residenze per anziani e nelle aziende che prevedono di riprendere a breve le proprie attività lavorative, oggi è sbagliato non impiegare gli esami sierologici standard o rapidi considerate le evidenze scientifiche raccolte nelle ultime settimane.”

WAidid raccomanda quindi l’impiego allargato degli esami diagnostici a disposizione, compreso l’utilizzo dei test sierologici, da eseguire soprattutto su alcune categorie di persone, in particolare chi è negativo al tampone ma ha sintomi suggestivi per infezione da SARS-CoV-2 (soprattutto se da più di 5 giorni), ai contatti stretti anche asintomatici dei casi positivi verificativi più di 7 giorni prima, agli operatori sanitari e ai lavoratori che devono riprendere le proprie attività.

“Si parla molto di interrompere il lockdown – prosegue Esposito – ma questo non sarà possibile se non attraverso adeguate indagini di sieroprevalenza per valutare la percentuale di soggetti con IgG contro SARS-CoV-2, così da evitare drammatici errori e ricadute in caso di una seconda ondata epidemica. Ormai sappiamo bene che un veicolo importante di trasmissione della malattia sono i portatori asintomatici, la cui identificazione deve essere effettuata all’interno di un percorso di monitoraggio integrato ma più aggressivo di quello che tuttora viene utilizzato in molte realtà del nostro Paese.”