
La fibrillazione atriale è un problema globale che moltiplica di 4-5 volte il rischio di ictus, un evento grave che ruba la vita o che ne compromette la qualità, causando invalidità gravi, ma che può essere evitato, almeno in 1 caso su 3, come tutte le malattie causate da un trombo che si forma nel cuore e libera emboli provocando la morte di cellule lontane dal cuore, per esempio quelle del cervello. La fibrillazione atriale è una aritmia molto frequente, è presente in 4 persone su 1000 nella popolazione generale, e in oltre 3 persone su 100 in chi ha superato i 60 anni. L’incidenza raddoppia per ogni decade di vita dopo i 55 anni. È più frequente in persone che soffrono di ipertensione, hanno avuto un infarto, o soffrono di scompenso cardiaco e/o di diabete, hanno livelli di colesterolo nel sangue troppo alti e troppo a lungo nel tempo, consumano abitualmente quantità elevate di alcol, hanno problemi renali; tutte cause che concorrono a rendere più probabile l’insorgenza dell’aritmia e delle sue temibili conseguenze.
L’aspetto più drammatico della fibrillazione atriale è che troppo spesso chi ne soffre non la percepisce o sottovaluta sintomi come mancanza di respiro, palpitazioni, cuore che salta nel petto, senso di svenimento e di debolezza improvvisa: sintomi che non vanno mai sottovalutati. Uno studio pubblicato di recente (Silent Atrial Fibrillation and Cryptogenic Strokes) ha analizzato 10mila pazienti ricoverati in ospedale per un ictus cerebrale e ha confermato che 237 pazienti su 1000 (circa 1 su 4), soffrivano di fibrillazione atriale silente, che non dava sintomi finché non ha provocato un ictus cerebrale. Lo studio ha seguito per 24 mesi più di 10mila pazienti colpiti da ictus cerebrale apparentemente senza causa e ha scoperto che 1 paziente su 2 ha avuto un episodio di fibrillazione atriale silente durato oltre 5 minuti, mentre 10 pazienti su 100 hanno avuto per almeno 12 ore in un giorno la fibrillazione atriale.