
“In merito alle recenti dichiarazioni del coreografo Luca Tommassini sull’uso del fentanyl, riportate su tutti i principali media, la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva ritiene necessario intervenire per fare chiarezza e offrire un’informazione corretta e scientificamente fondata”, si legge in un comunicato SIAARTI. “Le parole di Tommassini – prosegue la nota – descrivono il fentanyl come ‘la droga peggiore perché è legale’. Un’affermazione che […] rischia di generare disinformazione e timori infondati nei pazienti trattati con questo oppioide, ignorando l’importante ruolo terapeutico che questa molecola svolge nella gestione del dolore. […] Il fentanyl – si legge ancora – se utilizzato secondo rigorosi protocolli clinici e sotto la supervisione di professionisti sanitari esperti, rappresenta uno strumento terapeutico essenziale per il controllo del dolore acuto e cronico.”
“La narrazione generalizzante e allarmistica su un farmaco come il fentanyl può scoraggiare i pazienti dall’accedere a terapie efficaci e salvavita”, dichiara la prof.ssa Elena Bignami, presidente SIAARTI. “È fondamentale ribadire che esiste una netta distinzione tra l’uso terapeutico regolamentato, che permette una gestione sicura del dolore migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti, e l’abuso illegale della sostanza, che rappresenta un problema sociale di rilevanza globale.”
“Demonizzare una molecola utilizzata quotidianamente in ambito clinico porta a stigmatizzare il trattamento del dolore, con il rischio di compromettere la qualità della vita di molti pazienti che necessitano di queste terapie”, afferma la prof.ssa Silvia Natoli, responsabile dell’Area Culturale Dolore e Cure Palliative SIAARTI. “Il fentanyl, quando utilizzato secondo protocolli rigorosi e sotto la supervisione di professionisti qualificati, rappresenta uno strumento terapeutico irrinunciabile. Il fentanyl di cui parla Tommassini – dichiara – non deriva neppure dal mondo sanitario e si tratta di una sintesi illegale e pericolosa della molecola in laboratori clandestini che, come tali, non garantiscono gli standard qualitativi e controllati della produzione del farmaco, risultando pertanto ancora più pericolosi perché impuri e a rischio di sovradosaggio.”