Esistono disuguaglianze e ostacoli nella cura delle malattie cardiovascolari che hanno un impatto sugli esiti clinici dei pazienti, soprattutto nell’ambito della gestione dell’ipercolesterolemia e della fibrillazione atriale. È quanto emerge dai dati delle sotto-analisi dello studio osservazionale Santorini e del programma di studio ETNA-AF, presentati da Daiichi Sankyo al Congresso della Società Europea di Cardiologia ESC 2024. L’aumento del colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità C-LDL è un fattore chiave modificabile del rischio di eventi cardiovascolari maggiori. È stato mostrato che per ogni riduzione di ~39 mg/dL di C-LDL, vi è una riduzione del -22% degli eventi cardiovascolari maggiori ad 1 anno.
Secondo i dati dello studio osservazionale Santorini, in Europa le donne con un rischio cardiovascolare alto o molto alto sono state sotto-trattate e hanno raggiunto in misura minore i livelli di C-LDL raccomandati dalle linee guida. Una nuova sotto-analisi dello studio Santorini, condotta su 5.197 pazienti di sesso maschile, con un’età media di 65 anni, e 2.013 di sesso femminile, con un’età media di 66 anni, ha mostrato che le pazienti di sesso femminile sono state sotto-trattate rispetto agli individui di sesso maschile, e un numero inferiore di esse ha raggiunto i livelli di CLDL raccomandati dalle linee guida nell’ambito dello studio. Sebbene la percentuale di pazienti che raggiungevano gli obiettivi di C-LDL sia migliorata dal basale a 1 anno di follow-up, è stata maggiore nei maschi (rispettivamente 22,9% e 33,3%) che nelle femmine (16,9% e 24,6%). Nonostante le raccomandazioni delle linee guida fossero simili, un numero maggiore di pazienti di sesso femminile non ha ricevuto terapie ipolipemizzanti al basale e a 1 anno di follow-up (rispettivamente 23,9% e 3,9%) rispetto ai maschi (20,7% e 2,7%).
“Sappiamo che la gravità delle malattie cardiovascolari per le donne è pari a quella degli uomini e che i pazienti di entrambi i sessi rimangono sotto-trattati”, dichiara il prof. David Nanchen, dell’Università di Losanna, Centro per le cure primarie e la salute pubblica Unisanté. “Ma questa nuova sotto-analisi dello studio Santorini suggerisce ulteriormente che, nella pratica clinica, le donne nel complesso sono sotto-trattate in maniera sproporzionata e non sempre raggiungono gli obiettivi di C-LDL raccomandati. Questi risultati sottolineano la necessità di un’attenzione più diffusa al fine di gestire al meglio il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne.”