
Secondo gli ultimi dati dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), sono almeno 193.815 i trattamenti finora avviati con i farmaci anti-epatite C. Numeri importanti, ma non sufficienti: risultano infatti ancora da trattare, tra quelli con virus conclamato, fra i 60mila e i 120mila pazienti, secondo le stime. Di sommerso e terapie anti-hcv si è parlato a Torino, al Lingotto, in occasione della presentazione del progetto HCV: Be Fast, Be Different, promosso da abbvie. Si calcola che siano ancora oltre 250mila (e sino a 400mila) le persone con virus ignare della propria condizione. Delle due associazioni pangenotipiche a disposizione, quella basata su glecaprevir e pibrentasvir è il trattamento più breve a disposizione. “Questo vantaggio si traduce in un gestione clinica semplificata sia per il medico che per il paziente, con ricadute non solo nella gestione di pazienti ‘difficili’, quali tossicodipendenti, carcerati, homeless e pazienti psichiatrici, ma anche per il ‘paziente tipo’, rappresentato per lo più da una persona anziana, che assume già diversi farmaci per varie comorbidità”, spiega Stefano Bonora, associato presso il Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università degli Studi di Torino. L’iniziativa segue i meeting tenutisi in primavera a Matera e Roma e lo scorso settembre a Milano: 4 iniziative rivolte agli specialisti infettivologi, epatologi e internisti per coordinare l’attività e individuare i pazienti che non sanno o non si sono ancora sottoposti alla terapia gratuita per eliminare il virus, una terapia della durata di poche settimane, per bocca, non tossica senza effetti collaterali per eliminare definitivamente la minaccia del virus dell’epatite C.