L’eparina nei pazienti Covid-19 riduce la mortalità

L’eparina riduce la mortalità nei soggetti affetti da COVID-19. È quanto si evince dai risultati dello studio START-COVID-19, i cui dati sono stati ricavati dall’analisi delle cartelle cliniche di 1.135 pazienti ricoverati per Covid-19 fra il 1° Marzo e il 30 Giugno 2020 nei reparti di degenza ordinaria dei 30 Centri Italiani cha hanno partecipato. Fra gli obiettivi principali dello studio, promosso dalla Fondazione Arianna Anticoagulazione, il cui fondatore e presidente è il prof. Gualtiero Palareti, professore in Malattie Cardiovascolari all’Università di Bologna, è stato quello di documentare l’effetto dei farmaci anticoagulanti-antitrombotici, quali le eparine, sull’evoluzione clinica del Covid-19. “I pazienti inclusi nello studio avevano un’età mediana di 71 anni”, specifica la dott.ssa Daniela Poli, della SOD Malattie Aterotrombotiche, Azienda Ospedaliero Universitaria-Careggi, Firenze, centro coordinatore dello studio, e vice-presidente di FCSA (Federazione dei Centri per la Diagnosi della Trombosi e per la Sorveglianza delle Terapie Anticoagulanti). “Molti pazienti presentavano patologie associate, in particolare: 52,2% ipertensione arteriosa, 10,2% coronaropatia, 17,4% diabete mellito, 23,3% riduzione della funzione renale e 7,6% fibrillazione atriale, ma il 37,2% dei pazienti non presentava, al momento del ricovero, alcuna rilevante patologia oltre il Covid-19.”

“Durante il ricovero 769 pazienti (70,7%) hanno ricevuto un trattamento anticoagulante-antitrombotico. Tale trattamento è stato attuato prevalentemente a dosaggio profilattico (78,9%), mentre i pazienti trattati con dosi terapeutiche o sub- terapeutiche sono stati pari al 19,1%. Il farmaco anticoagulante-antitrombotico più utilizzato è stato Enoxaparina (92,3%). I pazienti che hanno ricevuto il trattamento anticoagulante- antitrombotico erano ‘più gravi’, cioè presentavano un numero di comorbilità significativamente maggiore rispetto a quelli che non hanno ricevuto tale trattamento”, prosegue Poli. “Tuttavia, la mortalità è risultata significativamente minore nei pazienti che hanno ricevuto il trattamento (e che erano anche ‘più gravi’) rispetto a quelli che non lo hanno ricevuto (16,5% vs 22,7%, p=0,02). Suddividendo la popolazione per gruppi di età (quartili), abbiamo documentato che tra i pazienti di età più avanzata (≥59 anni, corrispondenti ai 3 quartili superiori) tale differenza era ancora più ampia (20,2% vs 31,7%, p=0,001). L’analisi multivariata in base all’età ha confermato che il trattamento con eparina si è associato a una significativa riduzione della mortalità, con un odds ratio di 0,4 (IC 95% 0,3-0,6), corrispondente a una riduzione del rischio di mortalità associata all’uso di eparina pari al 60% rispetto ai soggetti che non ricevevano eparina.” Questo rappresenta un dato di grande interesse in quanto il trattamento anticoagulante, in particolare con Enoxaparina, si è associato alla riduzione della mortalità in un ampio gruppo di pazienti ricoverati per COVID-19 in degenza ordinaria (erano esclusi i pazienti in terapia intensiva).