Migliorare il controllo metabolico delle persone con diabete e diminuire il loro rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, riducendo il consumo di risorse sanitarie e il problema dell’inerzia terapeutica. L’Associazione Medici Diabetologi (AMD), insieme al Centro Nazionale per la Telemedicina e le nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, ha iniziato uno studio clinico volto a verificare e misurare i benefici della telemedicina in diabetologia. Presentato in occasione del XXII Congresso Nazionale AMD recentemente conclusosi a Padova, lo studio coinvolgerà pazienti con diabete di tipo 2 e diabete gestazionale, e valuterà se l’utilizzo di un sistema di telemedicina domiciliare, associato a un supporto educativo da remoto, migliori il controllo glicemico e il profilo di rischio cardiovascolare rispetto alle normali modalità di gestione da parte del servizio di diabetologia. Il lavoro è iniziato con una fase di studio tecnico e organizzativo di preparazione a cui seguirà una fase pilota su circa 200 persone e quindi il trial si estenderà a 1.000 soggetti su tutto il territorio nazionale che, muniti di glucometro, bilancia e sfigmomanometro, direttamente da casa trasmetteranno i propri dati relativi a glicemia, peso e pressione a un TeleHealth Center con funzione di filtro, il quale allerterà i servizi di diabetologia solo in caso di criticità.
“Il progetto è imperniato solo apparentemente sull’utilizzo delle nuove tecnologie. In realtà si basa sulla centralità del paziente, sulla sua capacità di autogestione della malattia e sul mantenimento di un contatto continuo con il servizio sanitario, riducendo la necessità di visite presso l’ambulatorio diabetologico”, spiega Domenico Mannino, Presidente AMD. “Ci aspettiamo che lo studio offra alcune risposte chiave sulle differenze tra percorsi di telemedicina e percorsi assistenziali standard, in termini di consumo di risorse sanitarie. L’obiettivo è quantificare il numero di visite, di accessi in ospedale e il tempo dedicato alle prestazioni di telecare, per supportare future politiche di rimborso di queste stesse prestazioni, alla luce del Piano Nazionale della Cronicità, del Piano Nazionale per la Malattia Diabetica, della Comunicazione della Commissione Europea sulla Sanità Digitale (COM 2008-689) e delle normative vigenti.”
Il Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali ISS fornisce al progetto supporto e coordinamento scientifico. “Questo studio assume un significato generale più ampio del valore scientifico dell’esperienza: si tratta del primo trial a livello nazionale in Telemedicina”, afferma Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale. “Si tratta di un’esperienza ‘apri-pista’, che proprio per questo ha richiesto sforzi aggiuntivi per vedere la luce, ma grazie alla collaborazione e alla tenacia del gruppo di ricerca siamo riusciti a superare le difficoltà e a iniziare il lavoro. Il Centro Nazionale lavora costantemente ad azioni concrete per applicare nella realtà dei servizi sanitari la Telemedicina e le innovazioni digitali. Si tratta di trial clinici, come in questo caso, ma anche di supporto alle Aziende Sanitarie e Ospedaliere e alle Amministrazioni regionali per costruire servizi in Telemedicina sui loro territori, sicuri, efficaci e duraturi. Le innovazioni digitali aprono nuove opportunità, ma non dimentichiamo che la Telemedicina, e ciò che ne seguirà, è un atto sanitario e come tale necessita di adeguata sperimentazione clinica.”
“La presenza dei TeleHealth Center, che raccolgono e filtrano i dati provenienti da tutti i pazienti, evita che i servizi di diabetologia vengano sommersi da una mole di informazioni difficilmente gestibile”, spiega Antonio Nicolucci, Direttore di Coreserach, partner di AMD nella conduzione dello studio. “Il diabetologo riceve degli alert solo quando è necessario un suo intervento, ad esempio se un paziente ha per più giorni episodi di ipo o iperglicemia, ed è lui che decide come muoversi e quali suggerimenti dare al paziente. Il TeleHealth Center si limita a smistare le informazioni, non è un centro di primo soccorso né può modificare la terapia. Può svolgere, però, un importante ruolo di motivazione e supporto educativo, ricordando ai pazienti la frequenza con cui effettuare l’automonitoraggio, la misurazione del peso e della pressione.”