In Italia sono circa 200 mila le persone affette da edema maculare diabetico (EMD), la più diffusa complicanza oculare legata al diabete e la principale causa di perdita della vista nella popolazione adulta (tra i 20 e i 64 anni). Una condizione che rappresenta, per gravità e impatto, una vera e propria patologia. Oltre a danneggiare i vasi sanguigni di maggior calibro, aumentando quindi il rischio cardiovascolare del paziente, il diabete può causare danni anche ai piccoli vasi sanguigni della retina. Tra le varie patologie che il diabete di tipo 1 e di tipo 2 è in grado di determinare alla vista, l’edema maculare diabetico (EMD) all’inizio può essere asintomatico o può causare solo lievi problemi di visione; tuttavia, è una delle complicanze più invalidanti che nel tempo può determinare cecità. È ormai noto che il 30% circa della popolazione diabetica ha problemi alla retina, quindi la retinopatia diabetica risulta una complicanza prevedibile e prevenibile. La prevenzione e una corretta gestione del diabete sono, dunque, di primaria importanza per evitare l’insorgenza di complicanze anche gravi.
“L’edema maculare diabetico si aggiunge all’onere già molto elevato della patologia”, precisa il prof. Massimo Porta, Direttore struttura complessa di Medicina Interna 1U e Responsabile del Centro Retinopatia Diabetica, AOU Città della Salute e della Scienza, Torino. “Ogni paziente diabetico, in particolare quello di tipo2, dovrebbe sottoporsi regolarmente, almeno ogni due anni, a screening per valutare la presenza di retinopatia diabetica e, in caso affermativo, intervenire tempestivamente. Questo allo scopo di trattare questa patologia nei primi stadi di sviluppo, quando la vista non è stata ancora compromessa, indirizzando così il paziente allo specialista di riferimento.”
Dal Rapporto civico sul diabete recentemente presentato da Cittadinanzattiva, emerge un quadro complesso della gestione del diabete, che evidenzia che solo in pochissimi casi esiste una procedura codificata di comunicazione e integrazione tra il medico di base e lo specialista e che spesso a far da tramite è il paziente. Inoltre, secondo il Rapporto ARNO 2017, allo stato attuale solo l’8,6% dei pazienti diabetici ha effettuato un controllo della retina nell’ultimo anno, un dato addirittura in calo rispetto agli anni precedenti. Evidenze che confermano ancora una volta l’importanza di un approccio multidisciplinare alla patologia e, in particolare per la gestione della retinopatia diabetica, la stretta collaborazione tra diabetologi ed oculisti.
Per quanto riguarda il trattamento dell’EMD, per molti anni il laser è stato l’unica cura disponibile. Oggi esistono terapie farmacologiche, inizialmente utilizzate per trattare la degenerazione maculare, che tengono sotto controllo l’edema e sono somministrate tramite ripetute iniezioni intravitreali (farmaci anti-VEGF), in media con cadenza mensile, almeno durante i primi cicli di trattamento. L’infiammazione gioca un ruolo importante nella patogenesi dell’edema maculare diabetico e, di recente, la disponibilità di desametasone, un trattamento specifico per EMD che agisce in maniera mirata sull’infiammazione, ha inciso significativamente sia sulla frequenza delle somministrazioni sia su compliance e qualità di vita dei pazienti. Queste le tematiche al centro dell’incontro “Edema Maculare Diabetico: Quando una Complicanza Diventa Patologia” recentemente svoltosi a Milano.