Diagnosi più accurate e precoci che si traducono in migliori percorsi di cura e in minori spese per il Sistema sanitario nazionale. Se per lo screening del cancro al seno si utilizzassero nuove tecnologie in grado di identificare il tumore anche in caso di seno denso, dove solitamente sono necessari più esami, lo Stato risparmierebbe 54milioni di euro in 3 anni. A dirlo è uno studio della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori e del Centro di Economia della Salute e Gestione Sociale e Sanitaria della LIUC – Università Cattaneo di Castellanza (VA).
La ricerca ha visto come protagonista un innovativo sistema di ecografia mammaria automatizzata, sviluppato da GE Healthcare per lo screening del tumore della mammella per le donne con tessuto mammario denso. In questi casi clinici, se affiancato alla mammografia tradizionale, il sistema è in grado di migliorare la rilevazione dei tumori invasivi della mammella del 55% rispetto all’utilizzo del solo esame mammografico. La sensibilità mammografica nelle donne con seni densi è ridotta al 48% con un rischio di contrazione del cancro al seno 4/6 volte maggiore rispetto alle altre donne. Entrambi questi fattori rappresentano un rischio per le donne con seni densi in virtù dell’aumento della probabilità di un ritardo diagnostico, e un associato aumento del tasso di mortalità.
Al di là dei benefici per la salute delle pazienti, lo studio si è concentrato sull’impatto che l’utilizzo di questa tecnologia avrebbe sul bilancio del Sistema sanitario nazionale, considerando un arco temporale di 3 anni. Sono state prese in considerazione 2 fasi distinte dei programmi di screening: la fase di screening/diagnosi e la fase relativa alla cura del cancro e alle terapie dei pazienti. I risultati forniscono ai medici e ai responsabili politici un metodo razionale per prevedere le risorse economiche nei programmi di screening in un contesto generale di risorse limitate. In particolare, i risultati dell’analisi dell’impatto sul budget hanno mostrato che, mentre l’introduzione della tecnologia ecografica nei programmi di screening porterebbe ad un aumento della spesa per la fase di diagnosi, genererebbe invece un vantaggio economico legato al trattamento e alla cura delle pazienti. I dati sono stati ottenuti confrontando 3 programmi di screening in 2 fasi:
- AS-IS: Le donne vengono sottoposte a screening mammografico, e solo in caso di esito positivo vengono sottoposte ad una seconda procedura diagnostica eseguita dal medico e non dal tecnico di radiologia;
- IDEALE: tutte le donne con seni densi ricevono un esame supplementare ad ultrasuoni con il medico oltre all’esame mammografico di default;
- TO-BE: tutte le donne con seno denso ricevono in aggiunta lo screening con il nuovo sistema di ecografia mammaria automatizzata supplementare alla mammografia, ed un ulteriore esame diagnostico ad ultrasuoni eseguito dal medico se ritenuto necessario da uno dei due esami precedenti.
Grazie all’ecografia automatizzata il medico avrà dunque a disposizione un quadro clinico più completo fin da subito e potrà effettuare una diagnosi più rapida e puntuale. L’esame si svolgerebbe infatti solo in presenza del tecnico radiologo e subito dopo la mammografia, senza dover riconvocare la paziente. Dall’analisi emerge pertanto che l’attivazione di un percorso specifico per le donne con seno denso (TO-BE) ha una probabilità dell’80% di assorbire meno risorse rispetto allo scenario IDEALE, e del 77% rispetto allo scenario AS-IS senza alcun supplemento di screening.
I programmi di screening supplementari spesso si scontrano con ostacoli nell’attuazione a causa della sostenibilità economica e organizzativa. Il risultato di questo lavoro dimostra che considerando sia la fase di screening che la fase di trattamento per le persone colpite, il programma di screening integrato con l’utilizzo del nuovo sistema di ecografia mammaria automatizzata richiede un minore assorbimento di risorse del SSN (di circa 54milioni di euro in 3 anni), rispetto al non effettuare nessun controllo supplementare. Lo screening supplementare non è dunque solo clinicamente benefico, ma ha anche un alto potenziale di risparmio economico. La ragione di questi buoni risultati è il fatto di trovare i tumori in una fase molto precoce dello screening, che fa così risparmiare i costi complessivi del trattamento nel corso degli anni.