
“Cosa ne è stato della riabilitazione non-Covid durante la pandemia? Si è praticamente eclissata.” Questo, in sintesi, l’intervento di Antonio Robecchi Majnardi, medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa, aiuto primario all’Istituto Auxologico Italiano, al XLIX Congresso Nazionale Simfer. “La fase immediatamente post-acuta della pandemia Covid, a partire da aprile 2020, ha visto una riorganizzazione delle attività sanitarie applicando il modello hub-spoke che non ha considerato le attività riabilitative: dalla degenza al territorio, i bisogni neuromotori dei pazienti affetti da disabilità sono stati lasciati in secondo piano. Non sono state date indicazioni specifiche ai reparti riabilitativi rimasti – dichiara Robecchi Majnardi – in particolare relativamente alla gestione dei pazienti affetti da patologia neuromotoria nei quali era sovrapposta la positività al SARS-CoV-2, indipendentemente che quest’ultima fosse in relazione causale oppure incidentale con la patologia di base.”
Questo nonostante ci siano consolidate evidenze in letteratura di come il trattamento riabilitativo – intensivo, integrato e multidisciplinare – in fase acuta permetta di migliorare gli outcome di recupero e ridurre i costi sanitari e sociali connessi con la disabilità. “Quanto è accaduto – afferma Robecchi Majnardi – è la prova provata della obsoleta, tenace e persistente idea che la Medicina Fisica e Riabilitativa si faccia carico di trattamenti tardivi di altre patologie. Ma non è così. Allo specialista fisiatra è chiaro che non tutti i deficit funzionali possono attendere nel tempo di essere trattati quando la priorità è prevenire la disabilità. Bisogna considerare anche dal punto di vista culturale il punto di vista riabilitativo (che guarda alla funzione), che intende la cura come un unico processo in fasi diverse, che parte dall’acuto e giunge fino al territorio e che va ridisegnato alla luce di una nuova consapevolezza strutturata della longitudinalità dell’intervento riabilitativo. Si deve superare il concetto obsoleto che la Medicina Fisica e Riabilitativa sia un mero trattamento generico e sintomatico di sequele tardive di ‘vere’ malattie. Esiste una ‘tempo-dipendenza’ dell’intervento riabilitativo. Altrimenti – conclude – come diceva Marco Masini in una vecchia canzone, ‘il domani diventa mai’.”