Dolore nell’anziano: a Bergamo sanno come fermarlo

Migliorare la cura del dolore nei pazienti ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali (RSA) della provincia. Questo l’obiettivo del Progetto Giobbe RSA senza dolore che, nato dall’iniziativa dell’omonima associazione, ha coinvolto più di 10.000 persone tra ospiti e operatori sanitari e ha visto l’adesione delle 63 RSA del territorio. “Oltre ad aver incrementato la sensibilità di tutto il personale coinvolto – afferma la dott.ssa Cappuccio, Vice Presidente dell’Associazione Giobbe – Bergamo – il risultato è stato l’acquisizione di un metodo per il trattamento del dolore, che ha consentito una decisa riduzione nell’intensità della sofferenza nei pazienti anziani istituzionalizzati, sia cognitivamente integri sia affetti da demenza.”

Le  persone residenti in RSA in provincia di Bergamo sono circa 8.400, di cui il 58,2% anziani (over 65) affetti da decadimento cognitivo, ovvero con demenza di prima e seconda diagnosi; di questi il 18% ha dolore (scala NOPPAIN), ma i dati sono sottostimati rispetto a quelli riportati in letteratura. Inoltre il 31% dei pazienti cognitivamente integri ha dolore di qualsiasi entità, il 9% ha dolore intenso e il 2% ha dolore intenso non curato, con un’ampia variabilità di prevalenza tra le diverse residenze. Questi i numeri emersi dal Progetto Giobbe RSA senza dolore che, proprio per far fronte alle esigenze terapeutiche e assistenziali di questi pazienti fragili, con particolare riguardo a quegli ospiti impossibilitati a comunicare perché affetti da demenza avanzata, ha previsto la formazione diretta e indiretta di oltre 5.300 operatori e il coinvolgimento di più di 5.400 ospiti. Oggi tutte le strutture residenziali della Provincia dispongono di un metodo per la rilevazione della sofferenza fisica e psicologica, hanno effettuato un percorso di approfondimento rispetto all’utilizzo delle scale di valutazione del dolore e hanno attuato uno specifico protocollo di terapia antalgica.

Nato dal confronto e dalla sintesi di precedenti esperienze di cura nazionali ed internazionali, il progetto ha visto l’attuazione di una metodologia che, conciliando la complessità delle cure antalgiche con l’esiguità del tempo a disposizione degli operatori, consente alle équipe delle RSA di trattare il dolore in modo efficace. “Alla base dell’iniziativa vi era la determinazione ad evitare che la cura del dolore non venisse realizzata perché troppo difficile ed onerosa in termini di tempo-lavoro o perché percepita dagli operatori come un obbligo procedurale, piuttosto che un modo per migliorare la qualità della vita dei pazienti”, spiega Melania Cappuccio, medico palliativista, Direttore Sanitario della Fondazione I.P.S. Cardinal Giorgio Gusmini ONLUS e Vice Presidente dell’Associazione Giobbe – Bergamo.  “Il risultato è stato l’adozione di un protocollo di rilevazione della sofferenza, tramite schede di osservazione validate, e l’acquisizione di una specifica metodologia per la cura del dolore in questi pazienti.”

Grazie all’utilizzo di una scala di valutazione validata a livello internazionale, con cui sono stati individuati i segni di sofferenza, anche negli ospiti non in grado di comunicare, il progetto ha reso possibile l’impiego di nuove indicazioni mediche e, soprattutto, una decisa riduzione nell’utilizzo degli psicofarmaci a vantaggio degli analgesici. Il risultato è una diminuzione media di oltre il 50% dell’intensità del dolore non solo nelle persone cognitivamente integre, ma anche nei pazienti affetti da decadimento cognitivo, in un tempo di trattamento farmacologico inferiore ai 10 giorni. “Anche con riferimento ai pazienti affetti da decadimento cognitivo – spiega Cappuccio – a seguito di terapia antalgica, la variazione degli indici comportamentali di dolore conferma che tutti i segni clinici, considerati come potenziali espressioni di sofferenza, si sono ridotti o risolti in circa il 50% dei casi.”