Il 28% della popolazione Italiana soffre di disturbi mentali, dato in crescita del +6% rispetto al 2022. È quanto emerge da una indagine Ipsos. La salute mentale si conferma una priorità da affrontare, al centro dell’Agenda 2025 per Istituzioni e clinici: dall’introduzione del bonus psicologo al potenziamento dei servizi territoriali, diverse le azioni previste per far fronte a una vera e propria emergenza, emersa ancora più urgente in seguito alla pandemia, compreso il Tavolo Tecnico dedicato istituito dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, e coordinato da Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria dell’Università Tor Vergata. Allo scopo di individuare un percorso che contribuisca all’attuazione di un sistema capace di rispondere alle crescenti esigenze dei pazienti, si è recentemente svolto Salute Mentale: Agenda 2025, evento promosso e organizzato da Inrete presso il Ministero della Salute: “Questo governo ha posto massima attenzione sulla salute mentale”, dichiara Schillaci. “È un argomento che abbiamo affrontato da subito con l’istituzione di un Tavolo Tecnico incaricato di aggiornare il Piano di Azioni Nazionale sulla Salute Mentale, un documento che mancava da 10 anni e ormai inadeguato a rispondere in maniera efficace ai bisogni dei pazienti con questi disagi e che necessitano di risposte più efficaci. Il Piano, che è molto atteso, è in via di definizione e contiamo di condividerlo con le regioni entro i primi mesi del nuovo anno.”
Essenziale, viene ribadito, il lavoro svolto fino qui dal Tavolo Tecnico sulla Salute Mentale istituito dal Ministero della Salute nel 2023, volto alla stesura di linee guida per la depressione e alla definizione di strategie che migliorino i Piani di prevenzione, trattamenti clinici e terapeutici. “La priorità è creare una nuova cultura della salute mentale”, afferma Siracusano. “Il nostro lavoro si è basato soprattutto sull’ascolto e il confronto con diverse realtà in tutto il territorio italiano sulle problematiche della salute mentale sia a livello di Regioni sia di Istituzioni e Società. Per questo abbiamo sviluppato degli hot point tematici, come quello dedicato alla transizione dall’età evolutiva all’età adulta che rappresenta una situazione particolarmente delicata e problematica e che riguarda la salute mentale dei giovani e delle famiglie. Inoltre, stiamo affrontando anche la possibilità di sviluppare un’attenzione particolare sulla salute mentale di genere e quindi alla depressione peripartum. Il frutto di questo lavoro confluirà in parte in raccomandazioni e iniziative del Ministero della Salute; altre saranno incluse nel Piano Nazionale della Salute Mentale. Stiamo infine definendo anche delle linee guida sulla depressione.”
In Italia la depressione, e in particolare la depressione maggiore, rappresenta una delle grandi emergenze in ambito salute mentale: “Questo è dovuto sia per l’impatto dei numeri – parliamo infatti di circa 5mila euro per paziente di soli costi diretti sanitari consapevoli [considerando] che il 70% dei costi totali sono costi indiretti – sia perché molto spesso è una patologia silente, che tende ad isolare anche le persone ed abbattere il livello di aderenza alle cure e ai trattamenti”, dichiara Eugenio Di Brino, ricercatore Altems, co-founder & partner di Altems Advisory, Università Cattolica del Sacro Cuore. “Investire in programmi di prevenzione e diagnosi precoce aiuta non solo il paziente ma anche il Servizio Sanitario Nazionale e il sistema produttivo del nostro Paese, tenendo presente che in Italia una quota contenuta di adulti, poco più del 6%, riferisce sintomi depressivi e percepisce compromesso il proprio benessere psicologico per una media di quasi 16 giorni al mese.”
L’ampio spettro delle patologie riconducibili all’ambito della salute mentale interessa in Italia circa 16milioni di persone. Prevenzione e approccio olistico possono contribuire a contrastare un fenomeno in crescita soprattutto nelle persone nella fascia di età 18-34, nelle donne in gravidanza e nel primo anno dopo il parto. Dati, questi, destinati ad aumentare; un fenomeno non sempre facile da riconoscere e che impatta anche sulle famiglie e sulla rete di relazioni che ruotano intorno ad ogni singola persona affetta da queste forme di disagio; relazioni – viene sottolineato ancora nel corso dell’evento – sulle quali incidono inevitabilmente le conseguenze di malattie spesso invisibili, oggetto di stigma e a volte difficili da diagnosticare. “La malattia mentale di una persona cara all’interno della famiglia travolge radicalmente la quotidianità e la serenità di tutti i membri della famiglia stessa”, afferma Felicia Giagnotti, presidente di Progetto Itaca. “Molti caregiver, prevalentemente donne, sono costretti ad abbandonare il lavoro e a ridurre il tempo per sé. Talvolta tutto ciò provoca sofferenza e disagio che può trasformarsi anche in depressione. È necessario sostenere il caregiver sia con supporti economici, quando necessario, sia rafforzando il collegamento tra famiglie strutture territoriali e terzo settore in modo che la persona con problemi di salute mentale accanto alla cura possa trovare spazi di inclusione e di socialità alleggerendo il carico famigliare.”
Nel corso dell’incontro è stato ribadita la necessità di promuovere una “nuova cultura della salute mentale” attraverso una visione olistica che abbracci tutta la persona grazie ad un approccio one mental health. Tra i temi affrontati inoltre durante l’evento: le nuove psicopatologie legate alla transizione adolescenziale; la depressione peripartum; l’importanza dell’integrazione tra Ospedali e territorio; lo stigma di cui troppo spesso sono oggetto i pazienti affetti da problematiche legate alla salute mentale; i livelli di assistenza regionali.