Dislessia: diagnosi più accurate e interventi riabilitativi più efficaci

La nuova Linea Guida DSA ha aggiornato e integrato le indicazioni per diagnosi sempre più accurate, interventi riabilitativi efficaci e l’individuazione precoce dei disturbi specifici di apprendimento. Si tratta di indicazioni che avranno anche importanti ricadute nel mondo della Scuola, dall’infanzia all’Università, e sul mondo del lavoro, assicurando diritti e strumenti compensativi adeguati a una popolazione di circa 3milioni di persone. Si stima infatti che in Italia i disturbi specifici dell’apprendimento interessino il 5% della popolazione.

“L’Associazione Italiana Dislessia è stata tra i principali promotori del progetto e ha contribuito ai lavori di produzione delle raccomandazioni cliniche, durati quattro anni, con la partecipazione attiva di numerosi esperti sia dell’area sanitaria, sia del mondo della Scuola e con il contributo di genitori di ragazzi con DSA e di persone dislessiche”, dichiara Andrea Novelli, presidente AID. “Uno degli aspetti più innovativi della nuova Linea Guida riguarda gli indici predittivi e l’identificazione precoce del disturbo. Le nuove indicazioni renderanno l’identificazione più efficace permettendo un intervento tempestivo sui più piccoli per aumentare le loro competenze scolastiche ed evitare conseguenze negative sul piano psicologico. Il cuore della nostra mission, infatti, è proprio migliorare la qualità di vita dei bambini e delle persone con DSA. Le nuove Linee Guida sono un importante passo in avanti in questa direzione.”

“Una diagnosi accurata e l’intervento precoce costituiscono un fattore prognostico positivo sul piano scolastico, sociale e psicologico”, afferma Mario Marchiori, Associazione Italiana di Psicologia. “Una diagnosi tardiva, al contrario, può avere conseguenze molto negative su un ragazzo, considerando che i DSA hanno un notevole impatto sia sulla vita della persona che a livello sociale. In molti casi la diagnosi arriva solo nell’età adulta, quando una persona, spesso, ha già accumulato insuccessi e frustrazioni senza capirne la ragione.”

Insieme alla Linea Guida e al documento con indicazioni di buone pratiche cliniche, il Progetto Linee Guida DSA ha prodotto un’analisi sull’applicazione e sulle ricadute generali della Legge 170 del 2010 e delle raccomandazioni delle precedenti Consensus Conference nella Scuola e nell’Università, nelle normative regionali e nel mondo del lavoro. “I risultati dell’analisi – spiega Marchiori – sono confluiti in un Libro bianco che ha permesso di evidenziare i punti di forza della Legge 170, ma anche le criticità che tuttora permangono. Il Libro Bianco, infatti, nelle sue conclusioni propone alcune importanti soluzioni per colmare le lacune presenti nel mondo della Scuola, dell’Università e del Lavoro.”

“Tra le novità più importanti della nuova Linea Guida ci sono nuove indicazioni per le attività riabilitative, che oggi sono maggiormente sostenute dai risultati sperimentali”, dichiara Luigi Marotta, Federazione Logopedisti Italiani. “Dalle nostre ricerche è emersa soprattutto l’importanza di offrire interventi integrati che, per fare un esempio, non lavorino solo sul miglioramento delle difficoltà di lettura ma anche su altre funzioni, come linguaggio e memoria, che sostengono gli apprendimenti. Il dato ormai condiviso è che i DSA siano l’esito di disfunzioni neurobiologiche, e quindi sono disturbi cronici, che non scompaiono, neppure in età adulta. Tuttavia, l’espressività di tali disturbi varia con l’età, con le richieste ambientali e i fattori contestuali, come famiglia, scuola o lavoro, comportando gradi diversi di adattamento dell’individuo. Partendo da quest’assunto appare evidente come l’applicazione di trattamenti non possa avere come obiettivo l’eliminazione del disturbo in sé quanto una riduzione della sua severità e un miglioramento delle condizioni di adattamento della persona.”

Altro tema importante che emerge dal documento è la valutazione e della diagnosi di DSA negli studenti bilingui, sempre più presenti nelle nostre scuole. “Dalle ultime ricerche si è visto che nel valutare un bambino bilingue è importante fare un’analisi della biografia linguistica, cioè da quanto tempo il ragazzo è in Italia, da quanto è esposto alla nostra lingua, se il suo è un bilinguismo simultaneo, tardivo”, spiega Pierluigi Zoccolotti, Associazione Italiana di Psicologia. “Sappiamo che la popolazione bilingue è molto eterogenea e questo rende complessa la definizione di criteri diagnostici applicabili in modo univoco. Le indicazioni su questi aspetti erano molto limitate nei precedenti documenti di consenso, per cui abbiamo ritenuto fosse molto importante dare nuove e più stringenti indicazioni. In assenza di una chiara storia clinica, ad esempio, si raccomanda di osservare il bambino per un periodo di almeno sei mesi, in presenza di interventi didattici o specialistici, prima di diagnosticare un eventuale disturbo di apprendimento. È altresì fondamentale utilizzare per la diagnosi prove standardizzate su popolazioni bilingui”, continua Zoccolotti. “Se sottoponessimo questi bambini agli stessi test usati per i loro coetanei italiani, infatti, rischieremmo una sopravvalutazione della presenza di DSA. In altre parole, si rischierebbe di individuare dei falsi positivi.”

Altro tema rilevante è la valutazione e della diagnosi dei DSA nei giovani adulti, essenziale per godere degli strumenti compensativi e delle misure dispensative all’Università e in altri ambiti sociali. I clinici però, finora, non avevano a disposizione test specifici e adeguati su cui basare il processo diagnostico. “I DSA persistono anche in età adulta e necessitano di valutazioni diagnostiche”, afferma Enrico Ghidoni, Associazione Italiana Dislessia. “Legislazione e norme attuali prevedono infatti l’obbligo di certificazioni diagnostiche in soggetti adulti per accedere a misure di supporto in vari contesti: Università, esami di abilitazione, scuole serali, concorsi pubblici, esami per la patente. Inoltre, ci sono persone con DSA che non sono mai state diagnosticate in età evolutiva e una diagnosi è importante non solo sotto il profilo della consapevolezza, ma anche per adottare strumenti e accorgimenti che possano migliorare la qualità della vita. In genere in Italia vi è una scarsa conoscenza ed esperienza sulla valutazione DSA in adulti, pertanto, le procedure e gli strumenti di valutazione per gli adulti devono essere meglio specificati ed è quello che è stato fatto. Per esempio, è necessario, nei casi più dubbi, eseguire più prove in diverse modalità: in condizioni normali e di stress, con interferenze durante l’esecuzione del compito.”

I DSA non sono una malattia in quanto non sono dovuti ad un danno organico, ma un diverso neuro-funzionamento del cervello, che non impedisce la realizzazione della specifica abilità (lettura, scrittura, numerazione o altro) ma necessita di tempi più lunghi e carichi attentivi maggiori.