
Dopo 1 anno di attesa, un bimbo genovese di quasi 4 anni, con diagnosticato un grave disturbo dello spettro autistico (livello 3), da settembre dovrà essere preso in carico dalla Asl per le terapie di psicomotricità e logopedia. È quanto stabilito nel verbale di conciliazione del Tribunale di Genova in seguito all’istanza presentata dai genitori del piccolo, assistiti dall’avv. Rita Lasagna. “Abbiamo vinto noi”, commenta all’agenzia Dire il papà Matteo. “Questa esperienza mi ha insegnato che non bisogna rassegnarsi alla mentalità sempre più dilagante del ‘tanto ormai è così’ e che occorre sempre lottare per i propri diritti.” Si tratta della prima vertenza in Liguria a raggiungere questo risultato, e potrebbe contribuire a imprimere una svolta all’annoso problema delle “infinite” liste d’attesa per le terapie riabilitative dei bambini disabili, aprendo la strada a altri ricorsi. “Un mese fa avevo depositato questo provvedimento d’urgenza come causa pilota perché erano presenti i 2 elementi necessari di fondatezza giuridica e rischio che il tempo di attesa necessario per una causa ordinaria provocasse un danno grave irreparabile”, afferma Lasagna. “Il giudice, alla prima udienza, un paio di settimane fa ha fatto intendere che ci avrebbe dato ragione e ha invitato la Asl a trovare un accordo che andasse incontro alla famiglia. Così è stato: da settembre si impegnano a prendere in carico il bimbo con una prima parte delle terapie previste, mentre per la logopedia si dovrà aspettare gennaio. In sostanza, hanno accolto in toto la nostra istanza, evitando che il giudice li condannasse direttamente con una sentenza, che sicuramente per loro sarebbe stata più difficile da gestire. E si sono anche fatti carico delle spese legali.”
“Dopo la conferma della diagnosi (lo scorso settembre, ndr) da parte della Asl, siamo stati messi in lista d’attesa, ma ci hanno detto che ci sarebbero voluti anni”, racconta il padre. “Così abbiamo iniziato le terapie di psicomotricità e logopedia da privati, spendo 6-700 euro al mese di tasca nostra. A gennaio è arrivata l’indennità di accompagnamento, ma da sola non bastava. Ieri, finalmente, questo risultato, anche molto meglio di quanto mi aspettassi: nostro figlio, a settembre, uscirà dalle liste d’attesa, senza passare davanti a nessuno, perché ci cambieranno distretto sociosanitario, a prescindere dalla residenza, spostandoci in uno in cui le liste d’attesa sono più corte e su cui a breve sono previsti investimenti.”
“Studierò se, tra le altre famiglie che si sono rivolte a me, c’è la possibilità di fare atti di questo tipo, nel caso vi fosse l’urgenza, oppure se è il caso di procedere con cause ordinarie o solo con la richiesta del rimborso di quanto speso per le cure private”, racconta l’avvocato. “In ogni caso, è un chiaro segnale che spinge la Asl a trovare al più presto soluzioni per accorciare davvero le liste d’attesa”, anche perché, sottolinea, la mole dei ricorsi potrebbe diventare notevole. “Mi spiace un po’ – aggiunge il padre del bambino – che finora siamo stati davvero in pochi a voler seguire questa strada, perché se noi per primi non facciamo qualcosa, è inutile poi che ci lamentiamo.” Per settembre, dovrebbe inoltre essere organizzata un’assemblea pubblica “per dare risposta a più gente possibile [e] sollecitare soluzioni politiche più rapide”.
“La decisione del Tribunale – commenta Marco Macrì, portavoce delle famiglie genovesi con bimbi disabili in attesa di assistenza – ricalca quello che sostengo già da 2, ovvero che la garanzia dei livelli essenziali di assistenza prescindono dai limiti di budget delle aziende sanitarie. In Liguria, i bambini in attesa sono ancora 1.700. La Asl 3 genovese ha iniziato a dare una risposta, ma solo parziale perché sono stati presi in carico bambini solo per le terapie di neuro-psicomotricità, ma non di logopedia, per le quali forse arriverà un’accelerata dopo luglio, perché le assunzioni necessarie sono bloccate da un ricorso al Tar. La Liguria è tra le Regioni peggiori in Italia per questo tipo di assistenza; solo in 3 fanno peggio”, afferma. “Il tempo medio d’attesa nel Paese va dai 12 ai 18 mesi; da noi superiamo abbondantemente i 2 anni.”