Sono troppi i pazienti di tipo 2 che non raggiungono i corretti obiettivi glicemici, perché non viene loro prescritta o intensificata la terapia insulinica. Il problema, noto come inerzia terapeutica, spesso si associa anche all’impiego di farmaci ormai obsoleti e all’incapacità da parte dei medici di prendere coscienza del problema e di attivarsi per risolverlo. Secondo i dati dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), il 50% dei diabetici di tipo 2 inizia l’insulina solo quando l’emoglobina glicata ha superato il 9% e anche quando la terapia è avviata spesso non viene comunque raggiunto un buon controllo metabolico. Con l’obiettivo di indagare i motivi di quest’impasse e accendere i riflettori sui possibili bias che intervengono nei processi decisionali dei diabetologi italiani, AMD ha organizzato il progetto formativo INTENDI 2 (INsulinerzia TErapeutica IN DIabetologia).
“La terapia insulinica caratterizza in modo inequivocabile e insostituibile la professione del medico diabetologo”, dichiara Domenico Mannino, Presidente AMD. “Al momento della diagnosi o subito dopo, le linee guida raccomandano la somministrazione di metformina e interventi sullo stile di vita, ma se il target glicemico non viene centrato dopo 3 mesi, dovrebbe far seguito un ‘aggiustamento’ della cura. Si assiste invece a preoccupanti e immotivati ritardi sia nella prescrizione che nell’intensificazione delle terapie contro l’iperglicemia.”
“Con il progetto Dia&Int (Diabetes Intelligence) abbiamo definito il Core Competence Curriculum del moderno diabetologo, individuandone competenze e attività fondamentali”, spiega Nicoletta Musacchio, Presidente della Fondazione AMD. “Pertanto, i diabetologi sanno quello che dovrebbero fare per essere davvero efficaci nel loro lavoro. Eppure, c’è uno scollamento fra questa conoscenza ‘ideale’ e i loro reali atteggiamenti.”
“Prendere coscienza del problema è il primo passo per uscire dall’impasse dell’inerzia terapeutica”, fa notare Maria Antonietta Pellegrini, componente del Consiglio Direttivo Nazionale della Fondazione AMD. “Spesso, infatti, i diabetologi stessi non sono consapevoli dei propri errori. Durante il corso cercheremo quindi di approfondire i processi che sottendono le nostre decisioni per promuovere un reale cambiamento. Attingendo al lavoro del premio Nobel per l’economia Richard Thaler, vedremo come i limiti cognitivi degli esseri umani ne influenzano le scelte. Affronteremo anche il problema delle barriere organizzative che rendono più faticoso il lavoro del diabetologo e allontanano dall’appropriatezza. Carenza di personale dedicato alla formazione dei pazienti, visite sempre più veloci, burocrazia che arriva ad assorbire il 45% del tempo lavorativo del medico sono tutti impedimenti che portano a insoddisfazione, burnout e aumento dei tassi d’errore.”
“Un’ulteriore analisi per comprendere il fenomeno dell’inerzia terapeutica sarà quella condotta a livello delle emozioni e del vissuto del medico, che in qualche modo hanno fortificato un comportamento fino a configurarlo come un’abitudine se non un vero e proprio automatismo”, evidenzia Anna Ercoli, psicologa e componente del board scientifico di INTENDI 2.