Dalle piante un farmaco contro l’infertilità

La follitropina umana, nota anche come ormone follicolo-stimolante o FSH, viene comunemente impiegata nella pratica clinica per stimolare l’ovulazione nella donna soprattutto per indurre ovulazioni multiple nell’ambito di programmi di procreazione medicalmente assistita e nel maschio per stimolare e la produzione e la maturazione degli spermatozoi. Da molti anni la follitropina (FSH) presente sul mercato viene ottenuta dall’estrazione e purificazione delle urine di donne in menopausa o attraverso la reingegnerizzazione di cellule di mammifero, per ottenere proteine con tecniche del DNA ricombinante. I ricercatori di Padova, guidati dal prof. Carlo Foresta, in collaborazione con ABR-Active Botanicals Research, azienda attiva nel campo delle biotecnologie vegetali, hanno utilizzato la metodica del DNA ricombinante mentre il prof. Riccardo Calafiore e il prof. Giovanni Luca, dell’Università di Perugia, hanno impiegato cellule vegetali bioingegnerizzate di Nicotiana Benthamiana (una specie vegetale appartenente al genere del tabacco).

L’ormone, prodotto attraverso questa innovativa metodologia, ha dimostrato in laboratorio un’attività funzionale paragonabile a quella che si ottiene con le forme attualmente in commercio. L’aspetto innovativo della ricerca consiste nell’aver sviluppato cellule vegetali geneticamente modificate in grado di sintetizzare ormoni umani che, normalmente, non sarebbero state in grado di sintetizzare.

La caratteristica dei farmaci sviluppati su base vegetale, rispetto a quelli prodotti per via biotecnologica in microorganismi o cellule animali, o come per la follitropina da purificazione dell’urina umana femminile, è quella di avere costi di produzione notevolmente inferiori a fronte di una eguale efficacia e maggiore sicurezza. Ci si attende quindi che questa nuova tecnologia di produzione possa avere un impatto considerevole in termini di costo, efficacia e sicurezza per il paziente.