
Non sempre la scelta “bio” è la più indicata. Il team cardiochirurgico dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in collaborazione con l’Università di Bristol (UK), il Royal Brompton Hospital (UK), il Quebec Heart and Lung Institute (Canada) e l’ospedale Dupuytren di Limoges (Francia), ha presentato i risultati di uno studio che evidenzia una migliore performance delle protesi meccaniche rispetto a quelle biologiche. Le valvole meccaniche impiantate nei pazienti osservati nello studio in questione hanno dimostrato essere superiori rispetto alle bioprotesi, sia sotto il profilo emodinamico, cioè del comportamento del sangue nei vasi sanguigni a seguito dell’impianto, sia in termini di capacità funzionale e quindi di qualità della vita dei pazienti stessi.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Circulation: Heart Failure e porta la firma di Carlo Fino, Maurizio Merlo, Lorenzo Galletti, Diego Cugola per il team cardiochirurgico dell’ospedale bergamasco e di Attilio Iacovoni, Paolo Ferrero e Michele Senni per quello cardiologico. I risultati della ricerca confermano i dati preliminari presentati al congresso internazionale dell’American Heart Association nel 2014 che, per la prima volta, evidenziavano una differenza di performance tra i due tipi di protesi valvolari. La pubblicazione definitiva, a gennaio 2018, fa seguito al lavoro di attenta verifica dei dati, viste le importanti implicazioni cliniche dello studio.
“La scelta del tipo di protesi valvolare più efficiente per il paziente è da tempo al centro del dibattito tra specialisti. Le linee-guida esistenti non sono esaustive, lasciando ampio margine di scelta per pazienti di età compresa tra 50 e 69 anni”, spiega Carlo Fino, cardiochirurgo dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo e primo autore del lavoro. “I risultati pubblicati dal nostro team di ricerca rappresentano un ulteriore passo in avanti. Siamo certi che studi più ampi e randomizzati potranno analizzare meglio importanti parametri che aiutano nella scelta della protesi: emodinamica, qualità di vita del paziente, mortalità.”
L’insufficienza della valvola mitralica è la patologia valvolare cardiaca di più frequente riscontro nel mondo occidentale, con un’incidenza di 250.000 nuovi casi ogni anno in Europa, ed è al secondo posto nel vecchio continente tra le malattie delle valvole cardiache che necessitano di intervento chirurgico. In particolare per l’insufficienza di tipo ischemico, il trattamento prevede, in casi selezionati, la riparazione della valvola o la sua sostituzione con una protesi.